Serialità

Orange is the new black fa 10 anni: ecco perché resta una delle serie tv più belle

Un anniversario da ricordare per la serie di Netflix. Una decade dopo il primo episodio, Orange is the new black è ancora uno tra gli show più apprezzati del colosso dello streaming

Orange is the new black fa 10 anni: ecco perché resta una delle serie tv più belle
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Il tempo fatta in fretta più di quanto possiamo immaginare. E lo dimostra il fatto che sono già passati 10 anni dal debutto su Netflix della prima (fulminante) stagione di Orange is the new black. La commedia nera sul mondo delle carceri femminili è stata la terza serie originale che è stata prodotta dal colosso dello streaming, che all’epoca, stava per imporsi nel mercato televisivo mondiale con un nuovo modo di fruizione e nuovi canoni estetici. Era l’11 luglio la data in cui Piper e co. hanno fatto la loro apparizione in tv e sul web. L’America è stata più fortunata di noi, sotto certi aspetti. L’Italia ha dovuto aspettare un anno prima di conoscere i personaggi di Orange is the new black dato che, ancor prima che Netflix fosse visibile nel nostro Paese, lo show è apparso su Mya (canale a pagamento di Mediaset Premium) dal 2014, e solo dal 2015 con l’arrivo della terza stagione, la serie è diventata anche per l’Italia un’esclusiva di Netflix.

Tutto questo, ovviamente, non ha influito né sulla qualità né tanto meno sul suo successo dato che, in poco tempo, Orange is the new black è diventato un vero e proprio fenomeno di massa, che ha finito per consacrare il colosso di Netflix come nuovo medium per la condivisione e fruizione di un prodotto di intrattenimento. Da qui è nato il concetto di binge watching e da qui è nata l’era delle serie di Netflix che, al netto di tanti scivoloni, ha rappresentato un periodo molto importante per la cultura pop moderna. 10 anni dopo e si parla ancora della storia di Piper e di quel sub-universo che sono le carceri femminili. Cosa ha reso la serie tv un cult senza precedenti? E’ stata la prima che ha giocato con i meccanismi della commedia e ha raccontato il mondo delle donne "dimenticate" con un piglio fresco e genuino.

Quei 15 mesi di reclusioni di Piper

La protagonista è una donna sulla trentina che vive a New York. Ha una vita tranquilla e serena, cercando di dimenticare il suo passato turbolento che, all’improvviso, torna a bussare alla sua porta. Viene condannata a una reclusione di 15 mesi nel penitenziario di Litchfield, una prigione federale femminile di minima sicurezza nello stato di New York. Piper è stata punita per aver trasportato una valigia piena di soldi di una partita di droga per conto di Alex, la ex sua ragazza Alex Vause (Laura Prepon), una trafficante internazionale. Il reato si era verificato 10 anni prima dell'inizio della serie e, negli anni successivi, Piper si era rimessa in carreggiata, vivendo una vita rispettosa tra l'alta borghesia della Grande Mela. Il suo improvviso e inaspettato arresto, però, mette fine ai suoi rapporti con il fidanzato, la famiglia e gli amici. Arrivata nel carcere, per una donna come Piper, non è facile riuscire a trovare un equilibrio. Mentre sconta la sua pena, si trova invischiata nella vita delle detenute che, come lei, hanno una difficile storia alle spalle. Fino a quando al Litchfield non incontra, di nuovo, la sua Alex…

Dentro il microcosmo del Litchfield

La serie è andata avanti per 7 anni, concludendosi nel 2019 con un episodio che è ancora impresso nel cuore del pubblico. Compattare, dunque, gli eventi salienti di Orange is the new black non è affatto facile. Sono storie di ampio respiro quelle che vengono raccontate nella serie di Jenji Kohan – la mente dietro a Weeds -, e seppur si muovono in tempo narrativo molto ristretto – appena 15 mesi di reclusione da parte di Piper –, la serie regala comunque un ampio spettro di indagine sui personaggi. La peculiarità è insita proprio in questo dettaglio: non è una storia bi-dimensionale che si sofferma solo sulla redenzione di Piper, ma apre una parentesi di spessore sul mondo delle carceri al femminile. E non è di certo un approccio facile, ma è risultato vincente. È come se il pubblico entrasse in un purgatorio, in un universo in cui convivono colpevoli e innocenti, e dove tutti cercano la loro redenzione. Piper si trova nel mezzo, ma anche lei, presto o tardi, capisce l’importanza delle seconde occasioni.

Storie di donne comuni

Pur ambientando la storia in un penitenziario, Orange is the new black è anche uno spaccato di vita sul mondo delle donne. Su quelle donne che sono state costrette a compiere tanti (forse anche troppi) errori per salvare se stesse e i loro cari. Storie di donne che sono state fagocitate da una società maschilista. Storie di donne forti e vendicative che, a tutti i costi, vogliono nascondere le proprie debolezze. E attraverso dei flashback che animano tutti gli episodi, il pubblico conosce a fondo non solo il passato di Piper, di Alex, di Red o di Suzanne ma di tutte quelle donne che transitano in quel Purgatorio del Litchfield in cui a tutte, nessuno escluso, viene regalata un’opportunità per ricominciare.

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Il primo "prison drama" in rosa

Una vera e propria scommessa per il colosso di Netflix che, come abbiamo visto, si è rivela vincente. Non è stata solo la serie che ha convinto pubblico e critica e che, di conseguenza, ha cambiato gli assetti della tv come oggi la conosciamo, ma in termini di innovazione, si può dire che Orange is the new black è stata la prima serie ambientata in un carcere in cui le protagoniste sono donne. Mai nessuno si era spinto fino a questo punto e, esplorare quel sub-universo, ha permesso di conoscere ancora meglio il cuore delle donne. Una serie originale, forte ma allo stesso tempo un po' edulcorata, dato che la drammaticità delle storie viene soppesata da una pungente ironia, ma questo non è altro che il particolare aggiunto. Prima di lei ci sono stati diversi drammi carcerari, da Oz a Prison Break, ma Orange is the new black funziona proprio perché miscela l’ironia e il dramma senza mai perdere la sua identità.

Ma la serie tv è ispirata a una storia vera

Il pubblico ha visto la prigione con gli occhi delle donne recluse, vivendo con loro gli abusi e la privazione della libertà, le regole da rispettare e, scavando nel loro passato, e ha scoperto anche le diverse scelte e sofferenze che le hanno portate tra le sbarre. Una storia forte che è ispirata a un libro e a sua volta a una drammatica storia vera. Orange Is The New Black, spesso abbreviato in OITNB, prende spunto dalle memorie di Piper Kerman (protagonista della serie tv) dal titolo Orange Is The New Black - Da Manhattan al carcere: il mio anno dietro le sbarre. L’autrice dell’autobiografia, nel 1998, è stata indiziata per riciclaggio di denaro e ha scontato 15 mesi nel carcere femminile del Connecticut.

Alcuni anni dopo aver scontato la pena ha scritto il libro che poi ha ispirato l’omonima produzione di Netflix.

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