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Sondaggi, in 15 giorni il crollo dell’Unione

Dopo i dati della società Psb sul sorpasso anche Doxa e Coesis Research certificano la rimonta del Polo

Sondaggi, in 15 giorni il crollo dell’Unione

Gian Maria De Francesco

da Roma

Il divario è pressoché colmato e il sorpasso della Cdl sull’Unione non è più un’ipotesi, ma una possibilità che può materialmente concretizzarsi. I sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani, giorno dopo giorno, quantificano il recupero del centrodestra in termini quantitativi e qualitativi.
Non è solo la ricerca commissionata da Forza Italia all’americana Penn Schoen e Berland Associated ad aver sancito un leggero vantaggio della Casa della libertà. Sia Doxa sia Coesis Research, infatti, hanno realizzato sondaggi che indicano come il vantaggio dell’Unione si sia assottigliato passando dai valori in doppia cifra dello scorso dicembre fino al 2 per cento. Un distacco troppo esiguo e troppo soggetto agli scarti delle misurazioni per far dormire a Romano Prodi e ai suoi alleati sonni tranquilli.
Ieri il Corriere della Sera ha anticipato gli esiti di un sondaggio riservato, effettuato dalla Doxa. Il rilevamento dell’11 febbraio ha evidenziato che l’Unione raccoglie attualmente il 50 per cento delle preferenze, mentre la Cdl ha riguadagnato terreno fino al 48 per cento. «Non smentiamo le indiscrezioni», ha detto al Giornale Marco Salamon della Doxa. È toccato quindi al quotidiano di via Solferino testimoniare per la seconda volta consecutiva (martedì scorso l’Osservatorio di Mannheimer aveva certificato il recupero; ndr) che l’operazione rimonta lanciata dal Cavaliere sta funzionando. Per la coalizione del centrosinistra si tratta (citando sempre il Corriere) di un crollo. Se il 20 ottobre il vantaggio era pari a 13 punti percentuali (56-43) e il 28 gennaio era ancora di 10 (54-44), l’aver dilapidato un tale patrimonio in poco più di due settimane può essere definito come una debacle.
Un analogo restringimento dello svantaggio tra Unione e Cdl è anche registrato dalla Coesis Research. La società di ricerca ha utilizzato un modello previsionale denominato «regressione statistica». Partendo dai sondaggi pubblicati sul sito www.sondaggipoliticoelettorali.it e leggendo questi dati in base alle tendenze che si riscontrano nell’orientamento dei consensi, si giungerebbe alla data del 9 aprile con un distacco tra centrosinistra e centrodestra compreso tra il 2 e il 3 per cento con l’Unione indicativamente assestata attorno al 50 per cento.
«Con il passare del tempo molti indecisi si convincono - spiega Alessandro Amadori di Coesis - ma nelle ultime settimane l’Unione non è riuscita a guadagnare consensi sia per l’efficace strategia comunicativa del centrodestra che per oggettive divisioni interne». Un distacco ridotto al 2 per cento in prospettiva è «reale» e, aggiunge Amadori «se si votasse a maggio, il pareggio alla Camera sarebbe realistico, mentre per il Senato è difficile fare previsioni considerato che ci sono cinque Regioni in bilico». La partita è aperta e «sarebbe auspicabile che gli schieramenti si confrontassero sui temi decisivi per orientare gli incerti come rilancio dell’economia, sostegno alla famiglia, sanità e lavoro, cosa che il centrosinistra non ha ancora fatto», conclude il ricercatore.
Il sondaggio di Penn, Schoen e Berland, quindi, non rappresenta un caso isolato e se per Amadori «la ricerca americana sottostima i partiti piccoli che sono un fernomeno tutto italiano», per Renato Mannheimer dell’Ispo «è una previsione di quello che può essere il risultato tenendo conto di coloro che adesso dicono che non daranno il voto, ma che potrebbero darlo in futuro». Anche Mannheimer, però, ammette che la situazione «è fortemente mutata nelle ultime settimane» pur ribadendo che, in base ai dati Ispo, il vantaggio del centrosinistra «oscilla attorno al 4 per cento con un margine di approssimazione dell’1 per cento».
Il centrosinistra, spiazzato dalla campagna di Berlusconi e da certe impasse come il caso Ferrando, ora è costretto a rincorrere il centrodestra, perlomeno, sui temi dell’agenda politica.

E che la nonchalance abbia lasciato posto ai timori lo ha rivelato ieri il governatore comunista della Puglia Nichi Vendola al Riformista: bisogna tornare ai temi importanti o si rischia di perdere.

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