Cultura e Spettacoli

Quel che si può accettare per vivere in un paese civile

Il film con Peppe Servillo «Due euro l'ora» vince il «Bif&st»

Maria Lucia Tangorra

Cosa si è disposti ad accettare per sopravvivere? È uno dei quesiti che rilancia Due euro l'ora di Andrea D'Ambrosio, vincitore della sezione «Nuove proposte» al Bif&st 2016 - Bari International Film Festival -, in sala da metà maggio. Ispirandosi liberamente a un fatto di cronaca in cui due operaie persero la vita nel materassificio in cui lavoravano, D'Ambrosio ha scelto la strada del film di finzione «per restituire il respiro universale di una storia che potesse essere esportata a tutti i Sud del mondo e non solo». Due euro l'ora, intrecciando vari plot narrativi, racconta un contesto sociale molto attuale con protagoniste Rosa (Alessandra Mascarucci) e Gladys (Chiara Baffi). La prima è un'adolescente senza madre che vive con un padre con cui ha poco dialogo; l'altra è una quarantenne disincantata. Entrambe si ritrovano, in uno scantinato, a cucire sottopagate a servizio di Aldo (Peppe Servillo). «Non è un film di denuncia, ma sulla normalità» ha affermato D'Ambrosio.

Perché vederlo? «Per emozionarsi, capire quello che siamo diventati e per non far cadere nell'oblio una storia come molti hanno fatto perché in un paese civile queste cose non dovrebbero accadere».

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