Cultura e Spettacoli

Cinema e tv, i sogni realizzati di Pippo (Santonastaso)

Mutuando lo slogan del suo scopritore Marcello Marchesi, il quale diceva "Con quella bocca può dire ciò che vuole", per Pippo Santonastaso si può coniare "Con quella faccia può divertire quando vuole"

Cinema e tv, i sogni realizzati di Pippo (Santonastaso)

Mutuando lo slogan del suo scopritore Marcello Marchesi, il quale diceva «Con quella bocca può dire ciò che vuole», per Pippo Santonastaso si può coniare «Con quella faccia può divertire quando vuole».

Ottantacinque anni, in linea teorica, è età di pensionamento, ma la «vecchia canaglia», come da titolo di una sua recente prova cinematografica, ben lungi dal parcheggiarsi in quella panchina che fu oggetto di scena di uno degli sketch col fratello Mario, suo sodale in scena, ha pubblicato un libro di memorie intitolato Voglio fare l'attore (Edizioni Pendragon). Un'infanzia, durante la guerra, fatta di privazioni, ma c'era allegria in quella famiglia, capitanata da un padre giocherellone e da un ramo materno con trascorsi nel cinema muto. Galeotto fu un magnetofono, che il papà comperò firmando parecchi cambiali, per esercitare la sua verve artistica. Pippo ancora non lo sa, in quell'inverno del 1950, che era destinato a far ridere tutta la città ma apprese, cammin facendo, che dopo la sua città (prima Levanto in riviera ligure, poi Bologna) avrebbe riso tutta Italia. La prima occasione d'oro, per lui e per Mario, fu un programma ideato da Marchesi. Da lì, i teleutenti si affezionarono a un umorismo che sembrava venuto dalla luna e difatti, in una delle loro scenette, ribaltavano l'epica di Neil Armstrong, raccontando di un astronauta che doveva scansare le deiezioni della cagnetta Laika dispersa nello spazio... Memorabili le gag mute come quella della panchina in cui, anticipando Ale e Franz, c'era uno che tediava un altro, a cui però si aggiungeva una pulce ballerina, le cui acrobazie nell'aria scompigliavano.

Il duo, di fatto, si è separato solo con la scomparsa di Mario un anno fa, ma entrambi hanno dato grandi prove da singoli e Pippo, nella fattispecie, ha fatto tanto cinema e televisione oltreché operetta, ritagliandosi caratteri su misura in classici tipo Al cavallino bianco e La vedova allegra. Curiosamente, questo libro langue di aneddoti per quanto concerne le sue esperienze nel cinema brillante, lasciando più spazio alla narrazione degli affetti più intimi. Avrebbe fatto piacere scoprire qualche dietro le quinte delle sue partecipazioni ai film con Adriano Celentano, Paolo Villaggio, Lino Banfi, ma non è da escludere che sia una strategia.

Pippo lo sa che c'è tempo per scrivere un'altra autobiografia.

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