Cultura e Spettacoli

Cremonini cerca il futuro nella "gentilezza poetica"

Oggi arriva "Colibrì", a febbraio il nuovo disco: "Questo brano è un'opera di fantascienza"

Cremonini cerca il futuro nella "gentilezza poetica"

Lui intanto va per la sua strada. Anzi vola, visto che il brano che esce oggi si intitola Colibrì ed è il ritratto di un nuovo Cesare Cremonini in continua evoluzione nonostante oltre vent'anni di carriera, sei dischi in studio, concerti ovunque e assenze rigenerative, quelle che servono a un artista per elaborare i fotogrammi della realtà. E questo ragazzone bolognese lo ha fatto a modo proprio, con i propri tempi e la propria sensibilità fino a costruire un nuovo disco, La ragazza del futuro, che uscirà il 25 febbraio.

Insomma, nell'epoca in cui tutti parlano sempre e comunque oppure parlano troppo oppure parlano e basta, Cremonini è rimasto ancora quello che torna se ha qualcosa da dire, meglio cantare.

«Colibrì parla dell'avversarsi di una profezia», spiega stavolta. «In questo senso, per me, è un'opera di fantascienza più che una canzone sull'attualità». Di certo è un brano in controtendenza che si nutre con la forza delle parole e delle immagini sonore, anche grazie agli archi registrati agli Abbey Road Studios, proprio nelle sale dove sono nati i capolavori di Beatles, Pink Floyd e tutto il meglio del pop rock degli ultimi decenni.

E che Cremonini sia sempre controtendenza si capisce anche dal linguaggio usato per parlare di questa nuova canzone che, spiega, «si esprime con un linguaggio garbato e immaginifico perché è nella gentilezza della poesia che individuo la mia idea di futuro». Avete capito bene: la gentilezza della poesia, una meraviglia sentire un artista parlare così proprio mentre nessuno accenna alla gentilezza né tanto meno alla poesia. Anzi: sono l'aggressività e la sintesi faziosa i due binari sui quali quasi sempre corre la comunicazione, sia visiva che musicale. «Per questo motivo ho scelto Colibrì come porta di entrata del nuovo progetto. La mia prima pagina di un viaggio nel domani che comincia oggi. Nella canzone interpreto il sentimento che ci vede tutti in attesa di qualcosa, di un colpo di reni della fortuna». Di più: «Il mistero della creazione per me sacro e inspiegabile è l'unica risposta che si possa dare allo strapotere delle macchine e della tecnologia. Durante i mesi peggiori della pandemia ho sentito in modo profondo che la musica oggi ha un ruolo molto preciso e più importante». Alleluja.

Senza dubbio questo singolo ha molta musica dentro e, come un Colibrì, vola fuori dalla «giungla» delle canzoni stereotipate per entrare nella «metropoli» visionaria. Merito senza dubbio anche dell'incontro con Davide Rossi, violinista e produttore che ha lavorato anche con i Coldplay: «L'ho conosciuto a Bologna durante l'estate, è nata una bellissima amicizia che mi ha permesso di sperimentare con maggiore facilità e dare sfogo a tutta la mia creatività negli arrangiamenti di archi, una delle mie grandi passioni musicali». E poi: «Penso che per ritrovare una idea comune di società anche noi, artisti della musica pop, che per me la tra le più potenti forme di comunicazione dei nostri tempi, sia utile unire stili musicali e idee diverse fra loro».

E difatti nella partitura e nei versi di questa canzone si respira proprio l'idea di libertà, di uscita dal formalismo di tanti codici musicali. Non a caso, Cremonini (che da giugno torna in concerto negli stadi) confessa nelle note che accompagnano il singolo che «io interpreto il sentimento che ci vede tutti in attesa di qualcosa, di un colpo di reni della fortuna. Il mistero della creazione per me sacro e inspiegabile è l'unica risposta che si possa dare allo strapotere delle macchine e della tecnologia».

Poi parla della copertina del disco: «L'immagine della copertina di La ragazza del futuro rappresenta per me un nuovo concetto dell'uomo e della natura. È nella fanciullezza, nella capacità dei più giovani di vedere un nuovo mondo, nella purezza dei sentimenti espressi nella natura, che ho trovato l'ispirazione per tutto il nuovo lavoro». Una visione, per fortuna.

E ogni tanto ci vuole.

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