Cultura e Spettacoli

Curtis, leone(ssa) d'oro "nata" la notte di Halloween

Una lunghissima carriera, partita dall'horror, ha portato l'attrice a diventare "the body" e poi al Lido

Curtis, leone(ssa) d'oro "nata" la notte di Halloween

Leone(ssa) d'oro alla carriera. Destino strano per una che, attrice, lo è diventata quasi per caso, ma sarebbe corretto dire «per casa», considerando il pedigree familiare. Del resto, quando tuo padre si chiama Tony Curtis e tua madre Janet Leigh (che l'ha cresciuta, dopo il divorzio dei due artisti, visto che «mio padre e mia madre si sono odiati per tutta la vita»), difficile che tu finisca per fare la ragioniera, anche se, paradossalmente, i genitori non erano molto contenti della scelta.

«Mi sembra impossibile di essere stata così a lungo nel mondo del cinema da ricevere un riconoscimento alla carriera», ha confessato, in quello che, al Lido, è stato quasi un cerchio che si è chiuso, dato che ieri è passato Halloween Kills, (pen)ultimo capitolo della saga che, nel 1978, la lanciò nella settimana arte. Merito di John Carpenter che la scelse nel ruolo della babysitter Laurie Strode, per Halloween - La notte delle streghe, film dal budget bassissimo (300 mila dollari), girato in soli 20 giorni, che diventò un blockbuster (con oltre 70 milioni di dollari incassati), sdoganando un genere particolare come quello slasher. Talmente brava da guadagnarsi il titolo di «Scream Queen», la regina dell'urlo.

Non fu il solo nomignolo affibbiatole. Perfect, datato 1985, nei quali (s)vestiva i panni dell'istruttrice di aerobica Jessie, facendo perdere la testa a John Travolta, la consacra come The Body, con leggins aderenti e silhouette da togliere il fiato. Quando l'horror conosce un momento di appannamento, Jamie Lee è brava a reinventarsi in un tema caro a papà come quello della commedia, finendo per recitare in un altro cult come il «natalizio» Una poltrona per due (1983) di John Landis. Tutto quello che tocca sembra diventare oro: vedesi il pluripremiato Un pesce di nome Wanda, nel quale Kevin Kline la eccita con un italiano casuale.

Dopo il divertente True Lies (1994) di James Cameron, al fianco di Schwarzenegger, la carriera della Curtis diventa meno da Re Mida. Eppure, non sono state tutte rose e fiori, come si suol dire. Come la sua dipendenza da antidolorifici. Dopo un piccolo intervento chirurgico, fatto per ridurre borse e occhiaie, le viene prescritto il Vicodin. Non riesce più a farne a meno, tenendolo nascosto a familiari ed amici, fino a quando, grazie anche alla sorella, decide di disintossicarsi. Del resto, anche suo padre Tony aveva problemi di dipendenza. La fantasia non le è mai mancata. Fuori dal set si è trasformata anche in scrittrice di libri per bimbi, fotografa, inventrice (di pannolini autopulenti) e filantropa, essendo un'attiva sostenitrice di ospedali per bambini.

Dal 1984, è sposata con Christopher Guest che, dal padre, ha ereditato il titolo di barone, trasmettendolo, in automatico, alla moglie; in pratica, la Curtis è baronessa. La coppia ha due figli adottivi, Annie e Thomas. Proprio di recente, Jamie Lee ha rivelato, in un'intervista al magazine Aarp, di aver aiutato «con meraviglia e orgoglio», Thomas, transgender, nella sua metamorfosi in Ruby.

A proposito del Leone d'Oro alla carriera ha dichiarato: «Sono incredibilmente onorata di ricevere questo premio dalla Mostra del Cinema della Biennale di Venezia. Che ciò accada oggi, con Halloween Kills, è particolarmente significativo per me. Halloween e il mio sodalizio con Laurie Strode ha lanciato e sostenuto la mia carriera, e rappresenta davvero un regalo il fatto che questi film abbiano dato vita a un nuovo franchise, amato dal pubblico di tutto il mondo. Il cinema italiano ha sempre onorato ed esaltato il genere che ha segnato la mia carriera, così non potrei essere più orgogliosa e felice di accettare questo premio dalla Mostra di Venezia, da parte di Laurie e di tutte le coraggiose eroine nel mondo che affrontano a testa alta ostacoli insormontabili e che rifiutano di arrendersi».

Certo che l'Halloween Kills, passato ieri fuori concorso e nelle sale dal prossimo ottobre, sequel dell'Halloween rispolverato nel 2018, difficilmente rientrerà nell'elenco dei film indimenticabili della Curtis. Non per demerito suo, ma l'horror si riduce a una conta dei morti uccisi dal serial killer Myers, in una catena che, alla fine dei conti, non inorridisce mai. E considerando che è già in previsione la chiusura (si spera) della trilogia (Halloween Ends, in uscita il prossimo anno) non rimane neanche la suspence del «The End» definitivo. La pellicola, diretta maluccio da David Gordon Green, riparte a distanza di pochi minuti da dove ci eravamo fermati tre anni fa. Laurie Strode (Curtis) sta per essere trasportata in ospedale, accompagnata da sua figlia Karen (Judy Greer) e sua nipote Allyson (Andi Matichak). Sono convinte di aver definitivamente tolto il mezzo l'implacabile Michael Myers, che avevamo lasciato imprigionato e in preda alle fiamme nello scantinato della casa. Ovviamente, non sarà così, dando il via alla conta di cui sopra.

Jamie Lee, come sempre, riesce a spiccare, con poche scene, in mezzo al grigiore generale che ti fa tifare per il serial killer, vista la stupidità di certi personaggi.

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