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Everest, la valanga che uccise 16 persone durante le riprese

Everest è un film che racconta una storia realmente accaduta. Come se non bastasse, però, la pellicola è stata flagellata anche da una tragedia durante le riprese

Everest, la valanga che uccise 16 persone durante le riprese

Everest, che va in onda questa sera su Iris alle 20.59, è la pellicola scelta come film d'apertura del Festival di Venezia del 2015 e ispirata alla terribile vicenda ormai nota come la Tragedia dell'Everest, risalente al 1996 che portò alla morte di otto persone.

Everest, la trama

Diretto da Baltasar Kormákur, Everest racconta la storia dell'alpinista Rob Hall (Jason Clarke) che decide di partire insieme agli amici di scalata Andy (Martin Henderson), Mike (Thomas M. Wright) e Helen (Emily Watson) per guidare una spedizione sull'Everest, organizzata proprio dalla compagnia di Rob, la Adventure Consultants. Dopo aver salutato la moglie (Keira Knightley), Rob si avventura verso una spedizione che conta dieci clienti con vari livelli di esperienza, tra chi ha già scalato delle cime importanti e chi, invece, è alla ricerca di nuove emozioni e di limiti da superare. Tra i clienti ci sono un postino (John Hawkes), un medico (Josh Brolin) e una manager (Naoko Mori).

Sin dall'inizio, però, la spedizione non parte sotto buoni auspici, visto che al campo base è pieno di avventurieri che vogliono tentare l'impresa e che portano solo confusione e ingorghi, al punto che Rob è costretto a chiedere che le partenze per le vette avvengano a scaglioni. L'unico ad accettare la proposta è Scott Fischer (Jake Gyllenhaal) che lavora per una società concorrente a quella di Rob. Tuttavia raggiungere la cima dell'Everest, tra imprevisti e maltempo, si preannuncia non solo difficile, ma anche potenzialmente fatale.

La morte sull'Everest

Everest racconta, come è stato detto, una terribile storia vera che, nel corso degli anni, è stata ricostruita varie volte. Come racconta NoSpoiler.it il primo a tentare di ricostruire la vicenda è stato il giornalista Jon Krakauer, conosciuto per aver scritto Nelle terre estreme: Krakauer prese parte alla spedizione e pubblicò prima un articolo sugli eventi accaduti e poi un libro dal titolo Aria sottile. Un resoconto, quello di Krakauer che è stato attaccato dalla guida Anatolij Bukrev nel libro Everest 1996. Cronaca di un salvataggio impossibile. Anche il regista di Everest avrebbe ritenuto non attendebili le ricostruzioni di Krakauer, al punto da non usarle nella costruzione del film, che invece ha potuto beneficiare del racconto di molti altri sopravvissuti.

Quello su cui tutti concordano, comunque, è il fatto che il primo imprevisto occorso alle due spedizioni partite il 10 maggio 1996 fu la mancanza di corde fisse in due punti molto delicati, The Balcony (a 8350 metri d'altezza) e il Hillary Step (a 8760 metri d'altezza). A causa dei problemi tecnici, delle condizioni meteo avverse e dell'inesperienza di alcuni scalatori, la missione collezionò un ritardo in costante crescita, tanto che alle 15 solo quattro dei 10 clienti di Rob Hall avevano raggiunto la cima. Tra la neve e la luce in diminuzione la missione si fece sempre più complicata. Man mano che i minuti passavano e la luce diminuiva, portando la visibilità quasi a zero, le condizioni degli alpinisti rimasti intrappolati intorno alla vetta oltre l'orario di sicurezza si fecero sempre più precarie. Rob Hall, quasi senza più ossigeno, era con il postino Doug, il medico Beck rimase intrappolato sotto The Balcony a causa di un problema agli occhi e dato per disperso nelle prime manovre di soccorso. In realtà Beck riuscirà a salvarsi ma l'esposizione all'assideramento lo porta alla perdita del naso, del braccio destro, delle dita della mano sinistra e di parte dei piedi. I corpi delle due guide, Rob Hall e Scott Fischer, sono ancora sull'Everest, inglobati dalla montagna per cui hanno dato la vita.

Ma la tragedia del film Everest non si limita a quella raccontata della trama. Come viene riportato dal sito dell'Internet Movie Data Base, durante la lavorazione del film 16 guide sherpa persero la vita, in un disastro peggiore di quello del 1996. Secondo quanto ricostruito, infatti, il 18 aprile 2016, mentre la seconda unità della produzione stava filmando alcune scene minori al Campo II, sull'Everest, una valanga colpì e travolse sedici guide, uccidendole. Gli sherpa stavano portando rifornimenti ai vari campi in previsione delle scalate estive, quando la valanga li ha sorpresi, uccidendoli. Nessun membro della troupe del film è rimasto ferito dalla tragedia dal momento che la produzione di Everest non si trovava nel luogo esatto colpito dalla valanga.

Naturalmente l'evento tragico portò all'interruzione della produzione, che venne posticipata.

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