Cultura e Spettacoli

Un film squarcia il velo che umilia le spose bambine

La regista yemenita Khaija Al Salami racconta la tragica storia delle nozze di una ragazzina

Un film squarcia il velo che umilia le spose bambine

«Ho potuto raccontare la storia di Nojoom, bambina obbligata dai suoi stessi genitori a sposarsi all'età di dieci anni, perché io ho subito la stessa esperienza. I miei genitori, mia nonna, mi amavano, ma mi hanno costretta a sposarmi, con un uomo più vecchio di me di vent'anni. O ti sposi o prenderai una cattiva strada, mi dicevano. Non si tratta nemmeno di malvagità: sono atti perpetrati a causa di tradizioni tramandate nei secoli. Anche mia madre fu obbligata a sposarsi quando aveva otto anni, e ne è ancora traumatizzata. Mi ci è voluto molto tempo per capire perché i miei genitori mi avessero fatto questo, tanto, tanto tempo per perdonare. Quando ho chiesto a mia madre perché ha imposto a me ciò che lei stessa aveva subito la sua risposta è stata: non sapevo esistesse un'alternativa. Il mondo è tutto lì, tra i monti dello Yemen, ma forse il mio film servirà a qualcosa. Ogni anno nel mondo le spose bambine sono 15 milioni, una sposa coatta ogni due secondi. Tra quattro anni le spose bambine saranno 140 milioni».

Gli occhi di Khadija Al Salami sono gli stessi della piccola protagonista del suo film, La sposa bambina, in arrivo nelle sale italiane il prossimo 12 maggio distribuito da Barter Multimedia: piccoli pianeti scuri dal percorso irrequieto, pronti a fermarsi quando le parole da dire sono importanti. La regista - prima donna yemenita diventata regista e produttrice - è a Milano per raccontare la pellicola da lei diretta, che chiuderà oggi (ore 21 al Teatro dell'Arte) il cartellone delle proiezioni al Festival dei Diritti Umani in Triennale. Vincitore di numerosi premi, tra cui quello di Miglior Film al Dubai Film Festival 2014, La sposa bambina è patrocinato da Amnesty International per i temi affrontati nella sua storia: quelli del matrimonio forzato e minorile, imposto alle giovanissime figlie dalle famiglie contadine più arretrate di un paese, lo Yemen, dove l'integralismo wahabita proveniente dall'Arabia Saudita si è innestato tragicamente su antiche tradizioni popolari generate dall'arretratezza. «Il fondamentalismo islamico spiega Khadija Al Salami ha reso immutabili le tradizioni che già c'erano».

Questo cortocircuito ha creato un disastro culturale e religioso di cui a fare le spese sono, manco a dirlo, le donne. Sin dalla tenera età trasformate in merce di scambio, da «vendere» in caso di necessità: quando, ad esempio, le bocche da sfamare in casa diventano troppe e, guarda caso, in un'altra casa serve una giovane e sana moglie che dia una mano all'anziana madre del marito. La storia de La sposa bambina (il cui sottotitolo dice tutto: «Io Nojoom, 10 anni, divorziata») racconta esattamente questo. Oltre a dipingere un mondo dominato dal fatalismo e dagli uomini, dove non esistono vittime di stupri ma solo l'onore macchiato dell'uomo «proprietario» della donna stuprata. Dove i torti vanno discussi tra maschi al cospetto dello «sceicco» o capoclan. Eppure, un giorno una bambina riesce a scappare dalla nuova famiglia, raggiunge l'aula di un tribunale in città, conquista l'attenzione di un giudice e dice: «Voglio il divorzio».

Il giudice si trova di fronte una bambina ancora in età da bambole e decide di ascoltarla. È questa la storia cruda e vera che ruota attorno al viso della piccola interprete Reham Mohammed: «In Yemen non c'è un'industria cinematografica, quindi non ci sono attori professionisti spiega Al Salami, che dopo il divorzio faticosamente ottenuto è espatriata negli Stati Uniti, dove ha studiato e si è laureata in Produzione e Regia Cinematografica, per poi trasferirsi in Francia Per di più il tema era difficile da spiegare a una bambina. Sono arrivata a pensare di cercare un'orfana, per non relazionarmi con dei genitori. Mi ha salvato mia sorella, proponendomi sua figlia: io non ci avevo pensato, perché lei è molto timida. Ma aveva l'età giusta».

Due scene del film sono particolarmente difficili: la prima notte di nozze e quella in cui la piccola Nojoom si chiude in bagno e si mette a dare testate contro il muro fino a perdere i sensi: «Per queste due scene ho attinto alla mia esperienza autobiografica dice Khadija Al Salami Quelle testate le ho date io». In Yemen le reazioni a La sposa bambina sono state contrastanti: «C'è chi mi ha accusato di aver esagerato la realtà, mi è capitato anche in Egitto quando una donna di ottima cultura ma abituata alla vita della città mi ha detto di essermi inventata tutto: purtroppo in molti paesi città e campagna sono due mondi non comunicanti.

C'è chi mi dice di essere traviata dall'Occidente. Ma c'è anche chi è orgoglioso, come yemenita, dei premi ricevuti dal film. Ho saputo che in Yemen il mio film è stato piratato, e viene venduto come dvd nei mercati. Organizzano visioni collettive clandestine».

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