Cultura e Spettacoli

"Francesi, siete delle mascherine" Houellebecq provoca ancora...

Lo scrittore analizza il destino di un Paese dove la gente incarna solo un ruolo, ma non ha più la sua vera identità

"Francesi, siete delle mascherine" Houellebecq provoca ancora...

da Parigi

Nell'ultimo numero del settimanale Le Point, è stato pubblicato un testo inedito di Michel Houellebecq, intitolato «Un remède à l'épuisement d'être», che farà parte del suo prossimo libro, Interventions 2020 (Flammarion), in uscita il prossimo 7 ottobre. Lo scrittore riflette sulla Francia immortalata dal fotografo Marc Lathuillière e sulla propensione dei francesi a essere «attori» del loro ruolo di francesi, «per la gioia del turismo internazionale». «Talvolta accade, raramente ma alla fine accade, che i sociologi contemporanei producano una riflessione pertinente sulla società contemporanea. Fra i fenomeni assolutamente nuovi che si sono sviluppati nel Ventesimo secolo, quello che non ha nessun vero equivalente nei secoli precedenti è senza alcun dubbio il turismo», scrive Houellebecq, prima di aggiungere: «Ho avuto la fortuna di conoscere Rachid Amirou, sociologo del turismo prematuramente scomparso qualche anno fa, e di beneficiare così di alcune sue riflessioni, delle sue osservazioni, che non ha avuto il tempo di formalizzare in un libro. Ero rimasto particolarmente colpito da questo aneddoto, che aveva come sfondo un villaggio della Provenza, dove i pensionati erano pagati con una piccola somma dal comune per condurre esattamente il loro stile di vita abituale, così come è stato reso popolare, fra gli altri, da Marcel Pagnol: partita di bocce, pastis nella terrazza di un caffè ombreggiato dai platani; il loro unico obbligo era quello di adattare i loro orari al passaggio degli autobus turistici e di accettare di farsi fotografare». La reazione di Houllebecq «è di evidente disagio; si ha l'impressione che questi nonni provenzali siano trattati come le donne giraffa del nord della Thailandia, o i Navajo del Nuovo-Messico obbligati a eseguire le loro danze della pioggia per degli idioti in un autobus Greyhound, sembra una sorta di oltraggio alla dignità umana». E le fotografie di Marc Lathuillière, osserva lo scrittore francese, «traducono questo disagio in maniera particolarmente violenta, al punto che la loro luminosità risulta inquietante (). L'Heure du coucher è veramente dolorosa, questa famiglia (che immaginiamo essere della media borghesia cattolica, lettori di Ouest-France impegnati nell'azione umanitaria in favore di Haiti) non può senza disagio essere ridotta a interpretare il ruolo di famiglia. Ecco dunque, a prima vista, un lavoro votato a una denuncia inappellabile: la Francia ha rinunciato a cambiare, ha deciso di restare immobile, di smettere di partecipare all'evoluzione del mondo, siamo tutti non solo turisti nel nostro stesso Paese, ma attori del turismo, i francesi nel loro insieme hanno accettato di recitare la parte di francesi per la gioia del turismo internazionale».

Dopo una conversazione con Lathuillière, racconta Houellebecq, «sono venuto a sapere che la maggior parte dei modelli aveva accettato facilmente, e persino con piacere, di prestarsi all'esercizio, di interpretare il proprio ruolo professionale (o anche familiare) dopo aver indossato una maschera quando invece si sa che la maggior parte delle persone odia essere fotografata (). La differenza è che la fotografia ordinaria vi chiede di essere, ed è estenuante essere (); Marc Lathuillière, invece, vi chiede di recitare il vostro ruolo, il che talvolta è divertente, altre volte è sfiancante ()».

«Naturalmente», conclude lo scrittore francese, «bisogna fare attenzione prima di scegliere un ruolo (perché quello che interpretiamo, non tardiamo a diventarlo); ma è una scelta che nella vita, in un modo o nell'altro, bisogna pur fare».

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