Cultura e Spettacoli

Marracash anche dal vivo alza il livello dell'hip hop

L'artista dopo il primo dei sei concerti al Forum: "Non ho mai votato, non mi riconosco in nessuno"

Marracash anche dal vivo alza il livello dell'hip hop

D'altronde già prima dell'inizio c'era un'atmosfera emozionante al Forum di Assago. Il primo dei sei concerti tutti esauriti di Marracash nel tempio della musica dal vivo, il ritorno con una produzione imponente dopo due album applauditi e venduti come Persona e Noi, loro, gli altri. Poi lo show ha soddisfatto tutti.

L'altra sera Fabio Bartolo Rizzo detto Marracash, classe 1979, nato a Nicosia ma milanese d'adozione che è uno dei pochi rapper davvero memorabili, ha alzato ancora l'asticella. Per capirci, il suo concerto è il miglior equilibrio tra l'ispirazione dei testi e la credibile costruzione musicale. È un concerto complesso, molto più di quanto sembra. Lui che atterra sul palco con una piattaforma. La band che, alla maniera di Kendrick Lamar, suona quasi sempre dietro il megaschermo ma che fa chiaramente capire quanto i campionamenti e le basi siano ridotte al minimo. Marracash rappa come se fossimo in una seduta collettiva dall'analista: «Butta fuori i tuoi pensieri o finiranno per ucciderti». E lo fa con una urgenza che sembra quella dell'esordiente nonostante i quasi vent'anni di carriera. Da Body parts e Qualcosa in cui credere passando per Badabum cha cha e Neon per oltre due ore sul palco, Marracash ha confermato perché lui è lui e altri rapper, molto spesso, arrivano dopo. Come i cantautori più autentici e sofferti, si denuda davanti a tutti ricevendo un feedback di rara intensità da una platea di giovani, giovanissimi ma non solo. Qui siamo distanti anni luce dalle passerelle volatili di rap usa e getta perché dal palco arriva un soffio di autenticità difficile da respirare altrove.

E anche i cosiddetti feat, ossia le apparizioni di Elisa, Massimo Pericolo e Guè, non perdono un grammo della loro intensità su disco, così come la voce del tenore Vassily Solodkyy in Pagliaccio e il bell'assolo di sax di Paolo Parpaglione alzano la tensione, mica l'abbassano. Non a caso il pubblico applaude sul serio. «Fabio è in grado di conquistare tutti, dai giovani ai meno giovani», dice Sebastiano Longo in tribuna. «Fa sentire i suoi ascoltatori non solo ascoltati ma pure apprezzati» conferma Angelica Nava di fianco a lui. E l'entusiasmo di tutta la platea era identico. «Sono contento perché è arrivata la componente emotiva dei miei due ultimi dischi, per quanto riguarda la quota anti sistema si percepirà più avanti» ha spiegato «Marra» dopo nei camerini del Forum confermando una sorta di anarchia intellettuale che non soltanto gli ha garantito un Premio Tenco ma, nel noioso conformismo musicale di questi tempi, lo tiene fuori dalla mischia: «Non ho mai votato, non riesco a riconoscermi in nessuno».

Ma molti, a giudicare dai dischi e dai biglietti venduti, si riconoscono in lui.

Commenti