Cultura e Spettacoli

"La mia Londra rock con i Beatles"

Fu la "dama di compagnia" dei Fab Four: "Non ero una groupie, lavoravo..."

"La mia Londra rock con i Beatles"

Cosa avrà messo Chris O'Dell nella sua valigia alla partenza dalla California per Londra, nel 1968? Sogni ma pure idee realizzabili, da ragazza volitiva quale emerge dal suo libro di memorie, Miss O'Dell I miei anni rock and roll (Caissa Italia, pagg. 312, euro 22). La ventenne Chris a Londra non ci andò per caso. Fortuito, invece, era stato il suo incontro con Derek Taylor, addetto stampa dei Beatles, che le aveva promesso un impiego. Chris non poteva immaginare che sarebbe stata la ragazza accanto alla moglie di Ringo sul tetto della Apple in occasione dell'ultimo concerto dei Beatles; che avrebbe portato in elicottero le armoniche a Dylan sull'isola di Wight; che avrebbe vissuto insieme a George Harrison e alla prima moglie Pattie Boyd; o che avrebbe fatto da liaison tra uno spacciatore e Keith Richards...

Si sente una ex-groupie?

«No. Penso che possa bastare ciò che qualche tempo fa mi disse il musicista Bobby Whitlock: Chris, di tutte quelle ragazze, tu eri l'unica ad avere un lavoro!. Ed è vero. Io lavoravo. Naturalmente, ero pure una fan sfegatata dei Beatles».

Come fu per una ragazza di vent'anni vivere un'esperienza così avventurosa?

«Qualcosa di indescrivibile. Non avevo la minima idea di quello che avrei vissuto a Londra. Mi feci amico Derek Taylor ma, una volta a Londra, ogni giorno fu un turbine di emozioni diverse. Mi dissi: tranquilla, vivi tutta questa bellezza un passo alla volta. Conobbi un sacco di gente e feci un sacco di cose incredibili. Ogni tanto mi dovevo dare un pizzicotto per credere a quanto mi stava succedendo. Io nella Swinging London ci sono stata davvero; io i Beatles li incrociavo tutti i giorni o quasi, in carne e ossa. Conosco ciò di cui parlo. Fu un periodo straordinario».

Visse pure i giorni dello scioglimento dei Beatles.

«Fu come assistere all'affondamento di una nave. Quando giunse Allen Klein, il manager americano chiamato a riorganizzare la Apple, nessuno di noi immaginava che una cosa del genere potesse succedere. In quel periodo ero quasi sempre a casa di George Harrison. Al mio ritorno in ufficio da casa di George, non restava quasi più nessuno. Allen Klein aveva fatto un repulisti totale, licenziando quasi tutti. Nell'ufficio stampa, da sempre cuore pulsante della Apple, restava una sola persona. Sapevo che era questione di tempo. Attesi serenamente di essere a mia volta licenziata».

I Beatles godevano di uno status regale. George Harrison le chiese di andare ad abitare da lui per tenere compagnia a sua moglie. Come reagì?

«Accettai immediatamente. Non conoscevo Pattie se non superficialmente e l'idea di tenerle compagnia mi parve un modo come un altro per restare a contatto con quel mondo. In effetti, il mio libro avrei voluto intitolarlo Lady in waiting, perché una dama di compagnia finisce per conoscere bene la regina e il re. I Beatles erano venerati come sovrani. Mi sentivo una dama di compagnia, anche se in seguito diventammo molto amiche. Ci sentiamo tuttora. Ma inizialmente fu una sensazione strana».

Ha visto il film Get Back?

«Sì. Parecchi amici qui in America mi hanno invitata a vederlo a casa loro, per chiedermi un commento su alcune scene. Così ho deciso di essere preparata e l'ho guardato la prima volta insieme a mio figlio. L'ho trovato interessante, ma dopo un po' mi sono stancata, perché molte delle cose che racconta io le ho vissute in prima persona. Non ho presenziato alle session di Let it be nello studio di Twickenham, ma ero sul tetto in occasione del leggendario concerto d'addio e, di certo, non avrebbero potuto cancellarmi.

E mi si vede pure in un paio di altre occasioni, senza che il mio nome appaia nei titoli».

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