Cultura e Spettacoli

Dalla parte di "Clitemnestra"

A L'Aquila la prima nazionale del testo di Violante sul mito greco.

Dalla parte di "Clitemnestra"

Agamennone cuore di cane e ventre di lupo. Agamennone che priva una sposa del marito e del figlio appena nato e la trascina con sé a Micene. Agamennone che la prende con la violenza e quando questa donna è ormai la sua, la tradisce continuamente, «perché voi uomini siete topi e cinghiali/ una sola donna non basta per spegnere i desideri/ che non sapete governare/ come invece facciamo noi donne». Agamennone che sacrifica Ifigenia, «vergine dalle bianche braccia»: disposto a sgozzare una figlia per non perdere il potere.

Così, un passo nel sangue dopo l'altro, il re diviene vittima della donna del destino, Clitemnestra, che a propria volta è stata vittima sua per dieci lunghi anni. Anni nei quali ha atteso, come solo le donne sanno fare, di «restituire lama per lama». Questo è il mito e questa la domanda che si pone Luciano Violante, da sempre appassionato di classici, che qui riporta in vita con una drammaturgia scritta ad hoc: Agamennone meritava di morire? Clitemnestra è assassina per vendetta o per giustizia?

Il testo Clitemnestra di Violante è stato presentato ieri sera per la nuova produzione del Teatro Stabile d'Abruzzo al primo appuntamento della trilogia «Letteratura in scena», una «prima nazionale» andata in scena nello scenario della scalinata di San Bernardino a L'Aquila, e nell'ambito del festival «I Cantieri dell'Immaginario». Nei panni della madre il cui pianto scuote anche gli dei, la madre che subisce il sacrificio della figlia per mano di un padre che non esita di fronte ad alcuna violenza, c'è Viola Graziosi, già diretta in passato a teatro da Carlo Cecchi, Marcel Maréchal, Renzo Martinelli e che in questa prova troverà la sua misura tragica grazie alla regia di Giuseppe Dipasquale.

Senza esplicite attualizzazioni, Clitemnestra è qui anima e arma di un pensiero femminile assolutamente contemporaneo: il testo di Violante accende senza esitazioni la miccia di un conflitto interiore appassionato ed estremo, in cui la regina di Micene deve abbandonare ogni esitazione se vuole che, almeno nel suo cuore condannato, i morti riposino

in pace. Non ha diritto alla catarsi, nel mito, Clitemnestra, ma forse gliela può offrire l'arte della parola: in questo senso, un monologo rivelatore, quello di Violante, dell'incondizionato potere liberatorio del teatro.

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