Cultura e Spettacoli

Una partita contro il potere

«Mar del Plata» rievoca il dramma dei desaparecidos (grazie al rugby)

Maria Lucia Tangorra

«Il pubblico ha voglia di nuovi testi contemporanei, anche forti». Vogliamo partire dalle parole di Claudio Casadio (socio fondatore della compagnia Accademia Perduta Centro di Produzione Teatrale e interprete di Mar del Plata) per raccontarvi di questo progetto diretto da Giuseppe Marini. Se siete tra quegli spettatori e amate farvi interrogare ed emozionare dal teatro, vi consigliamo di non perdervelo (in tournée ancora a Ravenna e Parma). Il libro di Claudio Fava da cui è tratto fa venire la pelle d'oca, dal palco riceverete «un pugno nello stomaco», ma di quelli che ci vogliono per scuotere. «Non vogliamo né essere moralisti né indottrinare», sottolinea Casadio, «il teatro e il cinema devono avere anche questa funzione di impegno. Mar del Plata affronta i temi dei desaparecidos e del gioco di squadra (protagonisti sono dei rugbisti) sfruttando la tecnica teatrale per arrivare alla testa e al cuore della platea e per ricordare ciò che è stato riflettendo sul presente.

«C'è sempre il rischio che ci sia qualcuno che dica di valere più di te ed esiste il pericolo che si vengano a creare dei regimi. Credo che questo spettacolo sia un avvertimento di come la democrazia e la libertà siano fondamentali. Dei ragazzi sono rimasti stupiti nel vedere come si possa morire per un ideale visto il momento attuale caratterizzato, invece, da individualismo e solitudine». Mar del Plata ha tra i punti di forza la narrazione collettiva di storie e uomini realmente esistiti (cambiano i nomi, a parte quello dell'unico superstite, Raùl, a cui dà volto Giovanni Anzaldo) resa avvincente da una regia a servizio della storia e degli attori. «Nei nostri giovani c'è una grande disillusione.

Mar del Plata rievoca una partita contro il potere».

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