Cultura e Spettacoli

Piccoli Virzì crescono al cinema

Al cinema in questi giorni la seconda prova alla regia di Carlo Virzì, fratello minore del più celebre Paolo

Piccoli Virzì  crescono al cinema

I Pluto, rock band nata in provincia di Livorno a metà degli anni Novanta e scioltasi come vuole tradizione per incomprensioni tra i suoi componenti, sono da sempre il mito di Ludovico, giovane giornalista musicale che sogna di girare su di loro un documentario. Per questo motivo, i quattro del gruppo si ritrovano a distanza di tanti anni a fare i conti con quel che erano e quel che sono diventati.

La band vede Mao (Marco Cocci) alla voce, Sabrina (Claudia Pandolfi) al basso, Rino (Dario Kappa Cappanera) alla chitarra e Loris (Alessandro Roja) alla batteria. Si tratta di adulti precari, ossia di non adulti, come oggi ce ne sono tanti. Sono quattro squattrinati inadeguati al grigiore del mondo reale, patetici a tratti ma mai disperati, perché armati della semplicità di chi non si aspetta troppo dalla vita. Hanno preso strade diverse, ma restano uniti dal tentativo di sopravvivere; sono disincantati e un po’ rassegnati, hanno legato bene i piedi per terra e archiviato un periodo della loro vita, ma non la voglia di giocare e fare ancora i ribelli, i protagonisti. Per questo motivo una volta riunitisi, si spogliano progressivamente delle pose e apparenze acquisite negli anni e mettono nuovamente a nudo la loro irresponsabile ma invidiabile leggerezza.

Tutti molto bravi gli interpreti, sembra il minimo considerato il parco giochi che Virzì ha allestito per sé e per i suoi amici. Perché che girare il film sia stato allestire una reunion di compagni di merende è indubbio e si sente. L’impressione è che troupe e attori si siano divertiti forse più del pubblico in sala.

Ad ogni modo resta una piacevole immersione in una realtà, quella dei gruppi musicali fuori dal circuito nazionale che per Carlo Virzì è uno spaccato di vita, dal momento che fu il fondatore degli Snaporaz, band livornese dal nome felliniano. Una commedia con qualche risata, sboccata, sincera ed anche amarognola naturalmente, come da copione quando la firma è Virzì. Insomma, Carlo con questo film dimostra di saper cucinare da solo le ricette tradizionali di famiglia.

Che poi si tratti di piatti gradevoli, dagli ingredienti genuini, ma dal sapore da sempre un po’ sopravvalutato, è una sottigliezza fuori luogo in tempo di crisi.

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