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Scandalosa e corrotta: la nobiltà sotto accusa in A very british scandal

A very british scandal è la miniserie disponibile su Tim Vision in cui viene raccontato il divorzio dei duchi di Argyll, che riempì le prime pagine dei giornali inglesi

Scandalosa e corrotta: la nobiltà sotto accusa in A very british scandal

Debutterà il 21 aprile su Tim Vision A very british scandal, miniserie in tre episodi che racconta uno degli scandali più in vista nel Regno Unito negli anni '60: il divorzio tra i duchi di Argyll, Margaret e Ian Campbell, interpretati rispettivamente da Claire Foy e Paul Bettany. Un divorzio che arrivò al culmine di una vita di coppia che non aveva mai davvero funzionato: come si legge su Marie Claire, fu il duca di Argyll - già alle prese con problemi di alcol e gioco d'azzardo - a chiedere la separazione nel 1963, accusando la moglie di averlo tradito con non meno di 88 uomini.

A very british scandal: avanti e indietro alla scoperta della nobiltà corrotta

La trama di questa miniserie si basa proprio sullo scontro tra due personalità opposte, una dedita all'alta società e l'altro perso nelle highlands scozzesi. Il cuore della miniserie è da ricercarsi proprio nella relazione instaurata tra i due coniugi: una relazione che sul piccolo schermo viene costruita utilizzando salti temporali. Lo spettatore viene trasportato in medias res nel momento più basso del matrimonio: catapultato nell'atrio di una sala di tribunale, lungo strade tortuose piene di inglesi arrabbiati e sconvolti, lo spettatore si trova già impantanato nei panni sporchi di una coppia che, dopo la promessa d'amore, ha cominciato ben presto a farsi la guerra. Poi, proprio nel momento in cui sembra che una prima risposta possa essere data, ecco che la macchina da presa, insieme con la storia, fa un passo indietro.

È questo il ritmo dato da A very british scandal: avanti e indietro nel tempo, alla ricerca delle crepe e delle fratture che hanno portato i due nobili a contendersi un divorzio finito su tutte le prime pagine dei quotidiani inglesi, corredato da foto dai contenuti espliciti e contornato dai commenti di una nobiltà inglese che preferiva distogliere lo sguardo e fingere che quell'onta alla reputazione britannica non avesse mai visto la luce del sole. Si viene così trasportati indietro nel tempo, al primo incontro tra i due protagonisti: da una parte Margaret Whigham, una donna reduce da un altro divorzio, ma determinata ad avere quello che vuole senza preoccuparsi di etichette o dei giudizi dei ben pensanti. Dall'altra Ian Campbell, un uomo affascinante alle prese con un matrimonio a suo dire già finito, con degli affari da salvare e un titolo da mantenere a galla.

Un incontro fortuito sul treno, le prime schermaglie di un rapporto che parrebbe di quelli da far battere il cuore: ma lo spettatore è già stato avvisato dai primi fotogrammi della miniserie, e dunque sa già cosa aspettarsi. E questo piccolo trucco, questo svelamento repentino fatto per poi riavvolgere il nastro e riprendere la storia dall'inizio è forse lo stratagemma più interessante dell'intera operazione narrativa.

Nobili mai innocenti

A very british scandal diventa così una sorta di caccia al tesoro, un thriller sui generis in cui allo spettatore viene chiesto di cercare tutti gli indizi di un'incrinatura che non tarderà ad arrivare. I due personaggi principali, che all'inizio vengono mostrati quasi come i due prototipi degli eroi delle favole romantiche, sono invece pieni di colpe, pieni di angoli oscuri e il vero punto di forza è che, sebbene con pesi diversi, nessuno dei protagonisti messi in campo è mai davvero innocente.

Claire Foy - già vista nei panni della regina Elisabetta nella serie Netflix The crown - è attenta e precisa nel portare sullo schermo il ritratto di una donna la cui bellezza era diventata leggenda, mantenendosi in equilibrio tra il descrivere una donna vittima di un matrimonio sbagliato e una vera e propria mangiauomini, assetata di libertà in una società che aveva ancora profondi lati misogini.Dall'altra parte Paul Bettany - visto recentemente nei panni di Visione nella serie WandaVision - è sempre misurato, la sua recitazione di stampo quasi teatrale gli permette di essere affascinante e freddo al tempo stesso.

La serie, inoltre, riflette anche sul disequilibrio sociale che si instaura tra i due protagonisti: quella differenza di mezzi e intenti che sancisce il primo vero campo di battaglia. Questo fa sì che in A very british scandal sia molto importante anche la ricostruzione dell'epoca e dell'ambiente nobile in cui la storia si dipana. Elementi che sono stati trattati tutti con estrema intelligenza e fedeltà, costruendo in questo mondo un universo narrativo che, pur basandosi su eventi reali, riuscirebbe a stare in piedi anche grazie alla propria ricerca della verosimiglianza. Va detto, però, che in alcuni punti c'è una lentezza di fondo che rischia di far perdere l'attenzione così saggiamente incatenata all'inizio. Non ci sono mai dei veri e propri scivoloni e l'attenzione dello spettatore viene arpionata sempre un attimo prima che si disperda.

Di sicuro, però, A very british scandal non è la miniserie adatta a chi ama i racconti farciti di sola azione. D'altra parte la serialità televisiva britannica ha ormai creato un vero e proprio standard: quando ci si accosta a prodotti della BBC, in genere, si sa sempre a cosa ci si sta avvicinando e, allo stesso tempo, c'è la certezza di essere davanti a un prodotto di qualità.

E A very british scandal non fa differenza.

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