Cultura e Spettacoli

La vittima racconta il proprio assassinio. In "The rising" le indagini sono dall'aldilà

La serie da domani su Sky si ricollega idealmente a Twin Peaks, cult dei '90

La vittima racconta il proprio assassinio. In "The rising" le indagini sono dall'aldilà

Una ragazza morta e un mistero che lei stessa, la vittima, dalla sua nuova condizione di deceduta, cerca di risolvere. È la premessa per The Rising Caccia al mio assassino, dal 15 luglio su Sky e in streaming su Now, nuova serie britannica interamente prodotta da Sky Studios che, secondo il produttore esecutivo Julian Stevens, unisce sotto uno stesso titolo «i temi della violenza alle donne e del mistero dell'esistenza oltre la morte».

La serie in otto puntate è la versione anglosassone del thriller e dramma belga Hotel Beau Sejour e racconta la storia di Neve, interpretata da Clara Rugaard che il pubblico di Netflix ha conosciuto con I Am Mother. Neve scopre di essere stata uccisa e dopo una prima fase di tristezza, incredulità e rabbia decide di farsi giustizia con l'aiuto dei poteri soprannaturali determinati dalla sua nuova condizione.

Julian Stevens sottolinea come l'intento di questa serie sia quello di dare nuovo slancio al dibattito sulla violenza alle donne e alla congruità della rappresentazione delle violenze di genere in tv. «In Gran Bretagna c'è stato negli ultimi tempi un lungo dibattito sull'opportunità rappresentare certi tipi di violenza in tv per non creare fenomeni emulativi. Credo che il punto di vista raccontato in The Rising circa la violenza di genere sia quello giusto».

Neve Kelly è una pilota di motocross talentuosa e audace, amata dalla sua famiglia e dai suoi amici ma, da sempre, irrequieta e frustrata dalla vita nella piccola comunità rurale in cui vive. «Il classico pesce fuor d'acqua», racconta Clara Rugaard, che la interpreta. Quando la sua vita è bruscamente interrotta, è furiosa per il futuro che le è stato strappato via ed è devastata nello scoprire che non può più comunicare con le persone che ama. Neve spacca un vaso ma il vaso non si rompe, salta in sella alla sua moto ma la moto rimane in garage. Si rende conto di non essere viva perché non riesce a comunicare con nessuno, non riesce a essere vista, ma deve far capire al resto del mondo dove si trova. La puntata pilota inizia con Neve nelle acque di un lago. Riesce a arrivare a riva e poi a casa ma vi arriva in questo stato nuovo oltre la vita. Neve però non è un fantasma. «Era una regola che ci siamo imposti da subito continua il produttore che Neve fosse morta ma non un fantasma nel senso ovvio del termine, nessuna trasparenza». La storia si dipana tutta attraverso i suoi occhi e parte dalla sua stessa prospettiva. Il racconto del presente è inframezzato con i ricordi del passato e della sera del suo assassinio. È da quei ricordi che partono le sue indagini dopo aver trovato la morte in un lago.

Per gli appassionati dei classici del piccolo schermo degli anni Novanta l'analogia è con Twin Peaks, di David Lynch, una delle serie cult del secolo scorso. Stessa atmosfera rurale e provinciale, un lago che restituisce un corpo. Ma in Twin Peaks nella serie originale - Laura Palmer rimane una fotografia sullo sfondo, Neve invece è protagonista, presente e al comando di quel che succede per tutto il tempo del racconto. Non era così neppure nella versione belga che dava più spazio alle indagini della polizia e alle dinamiche famigliari dei parenti. La forza che guida le indagini ora invece viene da lei, che un certo punto dice: «Non è così che la mia storia finirà».

«Credo che sia la parte del copione che più mi ha colpito, la più intelligente. Una battuta molto potente», conclude Clara Rugaard.

Le donne non vogliono essere più vittime e il cinema e la tv lo ripetono con un ritmo ormai assillante.

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