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Abusi nella ginnastica ritmica, indagata la ct della Nazionale

La procura di Monza contesta alla Ct Maccarani e alla sua assistente Tishina il reato di maltrattamenti

Abusi nella ginnastica ritmica, indagata la ct della Nazionale

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Dalla pedana della palestra al bancone del tribunale. Dalla gloria delle medaglie all'accusa di maltrattamenti. Emanuela Maccarani, commissario tecnico della Ritmica azzurra, membro della giunta Coni e la sua assistente Olga Tishina sono indagate dalla Procura di Monza per maltrattamenti su due ragazze della Nazionale italiana di stanza all'accademia di Desio, in Brianza. Non è bastato il commissariamento della scuola, disposto il 3 novembre scorso; l'inchiesta condotta dal tribunale federale sportivo in tempi record «non aveva riscontrato illeciti». La giustizia ordinaria, però, è andata avanti, dopo aver ascoltato alcune atlete che hanno formalizzato la loro versione dei fatti, inizialmente diffusa solo a mezzo stampa. I nomi delle due coach azzurre sono stati confermati ieri, dopo alcune ore di indiscrezioni, dall'ufficio giudiziario di Claudio Gittardi.

Ora una parabola dalla traiettoria più imprevedibile di un nastro o una clavetta affidate al cielo sembra avvolgere il destino della Ritmica italiana. Nina Corradini, Anna Basta ed in seguito anche Giulia Galtarossa sono tutte Farfalle dalle ali spuntate: le loro storie di dolore si assomigliano. Sacrifici, rinunce finalizzate al grande sogno mondiale o olimpico e poi sofferenza, privazioni ed abusi psicologici con pesanti strascichi sul fisico e sulla psiche. Le baby atlete in Brianza vivono in raduno permanente, lontano dalle famiglie affidate al team federale, che, invero, negli anni si è sempre identificato nella dt Maccarani e nel suo mini entourage, spesso composto da ex atlete chiamate, appena dopo il ritiro a collaborare, senza formazione specifica all'insegnamento. Il j'accuse delle due Farfalle nazionali ha scatenato, in 60 giorni, da nord a sud Italia, un vero «me too». L'epicentro del dubbio resta l'accademia di Desio, ma lo tsunami si è allargato anche a società giovanili e perfino a sodalizi non agonistici. Bimbe, adolescenti: vessate su questioni di peso e paradigmi di alimentari. Le testimonianze - fra singhiozzi, mail anonime o resoconti finalmente consegnati, quasi in modo liberatorio, a chi li volesse ascoltare - dipingono un quadro sconcertante: quale sia la misura della disciplina di uno sport che si fonda per sua natura su dieta e autocontrollo e quando, invece, quella tacita accettazione di un rigore «necessario» si trasformi in maltrattamento? Ieri è arrivata la doccia fredda per quello che negli ultimi 20 anni è stato uno dei punti di onore dello sport azzurro. Con oltre cento medaglie, Maccarani è la allenatrice più vincente della storia sportiva azzurra ed è indubbiamente «mamma» e anima delle Farfalle, da quando è stata istituita la prova a squadre, oltre due decenni fa. Determinata, rigorosa, contesissima anche dalle nazionali estere alle cui lusinghe non ha mai ceduto, si è sempre detta pronta a chiarire. Un suo audio ad un gruppo di colleghi whatsapp, all'inizio di questa vicenda, auspicava di poter chiarire tutto e nel contempo sconsigliava vivamente a tutti di parlare con la stampa. Questa fu l'unica inclinazione al nervosismo, già ieri rientrato nei ranghi di chi ha sempre preteso molto dagli altri, ma in primis da se stessa: «Spero che le indagini siano rapide nell'interesse mio e soprattutto delle ginnaste». Le Olimpiadi sono fra un anno e mezzo e per la prima volta le farfalle non sono ancora qualificate.

E sicuramente inchiodate a terra dalla realtà.

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