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Agenti, le colpe di Fifa e società

Nel 2017 fu cancellato l'albo. Il doppio gioco dei presidenti

Agenti, le colpe di Fifa e società

Sono davvero i procuratori il male del calcio? Probabilmente no. O meglio, non solo loro gli unici responsabili di un pallone che rischia di scoppiare travolto da scandali e debiti. Gli agenti fanno parte di un sistema in cui il loro potere e credito è cresciuto costantemente negli anni, per volere degli stessi presidenti. Ovvero coloro che, con i loro capitali, finanziano e mandano avanti il giocattolo. Naturalmente - come in ogni categoria - ci sono personaggi dal modus operandi tutt'altro che limpidi. Verso di loro in maniera corporativa sta facendo fronte pure l'AssoAgenti. L'evasione fiscale è un reato grave, così come sono sempre più gli agenti a prendere la residenza all'estero proprio per sfuggire al regime fiscale italiano molto rigido rispetto a quello di altri paesi.

Servirebbero regole certe anche da parte della FIGC e gli stessi procuratori sarebbero disposti a sedersi al tavolo delle trattative con le istituzioni, tuttavia da anni la loro richiesta relativa alla formulazione di un nuovo regolamento non è stata ascoltata. La Fifa da anni fa la guerra agli agenti, ma la deregulation del 2017 si è rivelata un flop oltre che un boomerang: nel 2020 sono state pagate commissioni agli intermediari per 444,7 milioni di euro. L'abolizione dell'albo professionale (poi reintrodotto) ha aperto le porte del mondo del calcio a faccendieri e personaggi con capitali di dubbia provenienza. Altro che ripulire il pallone, verrebbe da dire. Gli ingaggi sempre più alti richiesti dai calciatori sono da ascrivere totalmente alla bramosia di denari da parte dei loro manager o sono gli stessi giocatori a voler guadagnare sempre di più e si nascondono dietro i loro agenti,? La verità sta nel mezzo. Ci sono commissioni monstre richieste da alcuni procuratori come denunciato recentemente (Commisso in primis), tuttavia alcune "sparate" sono legate al fatto che i familiari dei giocatori riceveranno una fetta consistente della parcella incassata dagli agenti.

Non a caso è in crescita il fenomeno dei calciatori (da De Bruyne a Brozovic) che rompono con gli storici rappresentanti per gestirsi da soli attraverso fratelli o genitori: in questo modo anche la commissione resta nelle loro tasche. D'altronde per rinnovare un contratto basta e avanza un legale di fiducia. L'agente serve soprattutto per cambiare squadra. Intanto i bilanci dei club sono in profondo rosso, ma molti presidenti, invece che investire nello scouting, preferiscono demandare tutto a un agente di riferimento. Ogniclub ne ha almeno uno, che molto spesso viene imposto proprio dai club all'interno di una operazione.

È davvero necessario avvalersi di questa figura? In molti casi diremmo proprio di no.

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