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C'è una piccola Italia che prova a crescere tra i grandi del mondo

Si allarga la base: il martello della Fantini c'è, conferma per Ponzio (peso) e Vallortigara (alto)

C'è una piccola Italia che prova a crescere tra i grandi del mondo

Inutile cercare sempre le isole della felicità. Meglio tener d'occhio il bicchiere mezzo pieno della maturità. L'Italia dell'atletica, quella dei 5 ori di Tokyo con quanto ne consegue, si è risvegliata con le immagini del Tamberi digrignante, ma arrancante, nelle qualificazioni del salto in alto. Altra storia quella di Jacobs che ha gareggiato stanotte.

Perché, invece, non distillare le piccole soddisfazioni di una squadra che cresce? Sara Fantini, la ragazza del datemi un martello, stasera sarà in finale con la sesta misura (m. 72,38) e con l'ultimo lancio, a qualificazione raggiunta, sparato senza pressioni e inibizioni: è stato un bel vedere oltre a procurale una miglior classifica. Lei, 24enne fidentina dietro alle americane, ad una finlandese ed una canadese, ha dato il segnale che la giovane Italia non si è fermata a sognare gli ori dei suoi campioni. Il dt La Torre aveva sperato in uno squillo di tromba della staffetta 4x400 mista e lo squillo c'è stato: finale raggiunta, un 7° posto nonostante la difficoltà di dover rimescolare il quartetto per gli imprevisti del covid. E perché mai non prendere atto della spavalderia di Nick Ponzio, l'oriundo siculo-americano del getto del peso che ha sfoderato una qualificazione facile alla finale (m. 21,35, quarta misura) che poi sarà molto più dura, avendo davanti un muro che si chiama Ryan Crouser, l'americano primatista mondiale e campione olimpico che ha servito un 22,28 per capirsi. Il resto della banda tra atleti Usa e neozelandesi non promette bene: Ponzio dovrà andare oltre il record personale (21,83) per stare con i vip da podio. Però intanto godiamoci piccoli frutti anche se Fabbri, l'altro gigante del peso, ha salutato subito la compagnia. Benissimo l'altista Elena Vallortigara che va in finale con 1,93 con un percorso netto (cinque misure saltate al primo tentativo), dimostrando una splendida condizione fisica.

È stata dignitosa Valentina Trapletti, nella marcia femminile, arrivando negli otto considerati finalisti. Poi, ovvio, la Palmisano è tutt'altra atleta. A rivederla. È entrato nella finale dei 3000 siepi (domani notte) Ahmed Abdelwahwed ma lui proprio dall'ultimo spiraglio possibile (14° tempo) e gli va riconosciuta la missione compiuta. A Tokyo fu 14° in finale, stavolta ci sarebbe da fare un passo in avanti.

Qualcuno dirà: dobbiamo proprio andare a goderci il profumo dell'atletica nostra solo tra questi fiori di campo? Forse no, ma non eravamo una potenza e non lo siamo ora: perlomeno nel mondo vasto di uno sport che racchiude un universo. Però una staffetta che ricomincia con una finale, proprio dove i ricordi ci riportano all'oro dei centisti, è un incantesimo che non va a rompersi. Ci siamo persi la Bruni del salto con l'asta, ma le gare in pedana hanno ricompensato anni di gramigna. I mondiali sono montagne da scalare, non è un caso che quest'anno il gruppo azzurro punti molto sugli europei dove semi e fiori di campo dovranno profumare di medaglie, se non di successi.

Qualcuno dirà anche: vi pare che un Paese come il nostro oggi non avrà neppure un maratoneta al via? Ma questa è la storia delle corse e delle rincorse.

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