Ciclismo

Il camaleonte Pogacar sa solo vincere

Lo sloveno fa sua anche la Freccia Vallone dopo Fiandre e Amstel. Abituato a dominare con lunghe fughe, stavolta gli sono bastati mille metri. Giulio Ciccone 5°

Il camaleonte Pogacar sa solo vincere

È come se Federica Pellegrini o Gregorio Paltrinieri vincessero in sequenza e senza soluzione di continuità, sia nei 100, che nei 200, passando ai 400 o gli 800 e infine ai 1500. Bene, ciclisticamente parlando, Tadej Pogacar è qualcosa di simile. Uno che vince di tutto e di più, corse a tappe e in linea, brevi e lunghe, Grandi Giri e classiche Monumento, superando Muri e pavé, per non parlare del ghiaino della Strade Bianche.

Ieri, dopo aver domato i Muri del Fiandre e le côte dell'Amstel, con fughe a lunga gittata, al 24enne sloveno sono bastati mille metri del muro di Huy per sistemare ogni pratica. All'uomo degli allunghi folli, è stata sufficiente una progressione nel finale per arricchire la propria collezione di vittorie che comincia ad avere proporzioni da Merckx, con due Tour e due Tirreno, due Lombardia e una Liegi, un Fiandre, un'Amstel e, adesso, la Freccia. In diciotto giorni di gara, la bellezza di 12 affermazioni, per un totale di 58 vittorie in carriera.

Questa la contabilità di uno degli sportivi più prodigiosi e incredibili in assoluto. Che corre con il gusto della vittoria e la leggerezza di chi è consapevole che nulla gli è precluso. In questa Primavera da sballo, l'unico passo falso è stato alla Sanremo, chiuso con un semplice 4° posto. Poi la vittoria per distacco al Fiandre e all'Amstel. Nemmeno Merckx è riuscito a vincere il Fiandre e tutto il trittico delle Ardenne nella stessa stagione, e questo è un chiaro obiettivo di Taddeo alla Liegi di domenica, che chiuderà ufficialmente la campagna del nord e sulla sua strada troverà anche il campione del Mondo Remco Evenepoel, che difenderà il titolo vinto a Liegi nel 2022.

«Giornate così sono un godimento puro - ha detto Pogacar, che ha promesso alla futura sposa Urka Zigart, la vittoria alla Doyenne che non corse un anno fa, per l'improvvisa morte della mamma -. Sapevo che ero marcatissimo, ma i miei compagni hanno lavorato alla perfezione e volevo ringraziarli. Vincere è il modo migliore per farlo». In casa Italia, buon quinto posto di Giulio Ciccone: «Per un attimo ho pensato di fare meglio - ha ammesso il 28enne della Trek-Segafredo -.

Ma considerando che ero alla prima gara dopo un blocco di lavoro intenso, va bene così».

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