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Conte si mangia i gufi: "Facciamo invidia, voglio vedere rabbia"

Il tecnico bianconero mai sconfitto due volte di fila: "Perdere è un po' morire". Dentro Vidal, Isla e Marrone per Pirlo. E snobba Drogba

Conte si mangia i gufi: "Facciamo invidia, voglio vedere rabbia"

Torino - Lo spettro ha le sembianze di due sconfitte in quattro giorni. Con Antonio Conte, in panchina, un qualcosa che la Juventus non ha mai vissuto. Eppure potrebbe accadere, visto che il quarto di finale di Coppa Italia contro il Milan, di scena stasera in uno Stadium esaurito, è partita secca. Per la serie: se in campionato il ko di domenica contro la Sampdoria ha avuto ripercussioni relative sulla classifica, concedere il bis oggi potrebbe essere pericoloso. Tanto per rendere l'idea, la Signora non perde due partite di fila - ma in realtà erano state tre - dall'inverno 2011: il 20 febbraio la squadra allora allenata da Delneri perse 2-0 a Lecce, venendo poi battuta a Torino la settimana dopo dal Bologna e quindi, il 5 marzo, proprio dal Milan. Una vita fa, ecco.

Poi, con Conte al comando, le sconfitte si contano sulle dita di una mano: la finale di Coppa Italia col Napoli, ultimo impegno ufficiale della stagione scorsa. Quindi vanno registrati l'1-3 casalingo contro l'Inter del 3 novembre scorso, seguito dal 4-0 in Champions contro il Nordsjaelland, e la sconfitta a Milano contro il Diavolo (25 novembre) subito mandata in archivio grazie al 3-0 nel derby contro il Toro.
Oggi, insomma, la Juve è chiamata a non sperimentare sulla propria pelle una sensazione pericolosamente nuova che certamente non sarebbe gradita, dal momento che secondo Conte: «Perdere è un po' come morire. La sconfitta deve fare male. Deve lasciare delusione, amarezza, rabbia e voglia di rifarsi. Far passare il ko di domenica in maniera tranquilla equivarrebbe a prepararsi a un altro ko. Dopo la sconfitta con la Sampdoria, ai ragazzi ho detto soltanto quattro parole: 'non deve più accadere'. Essere sconfitti in undici contro dieci è una cosa grave che non dovrebbe mai capitare a una grande squadra».

Motivo per cui, Conte non ha voluto nemmeno calcare troppo la mano sui due rigori a favore non concessi: «Se mi fossi appellato agli episodi arbitrali, avrei dato un messaggio errato alla squadra. Dopo di che, mi aspetto che non ci sia un'aggressione mediatica contro la Juve quando magari ci saranno episodi a noi favorevoli». Quasi ecumenico. Al punto che arrivano parole al miele anche per Allegri, con il quale lo scorso anno non sono mancate punzecchiature: «Noi e i rossoneri siamo nel gotha del calcio italiano, è normale che ci sia una grande rivalità. Allegri sta facendo grandi cose, non ho niente nei suoi confronti: siamo avversari sul campo e ogni tanto a livello dialettico, ma tra di noi c'è grande rispetto e stima». Con tanti saluti però ai 'gufi' che aleggiano sul cielo bianconero: «Siamo la squadra di riferimento, avendo lo scudetto sul petto. Chi vince provoca interesse, gelosia e invidia. Nonostante cinque punti di vantaggio sulla seconda, riconfermarsi sarà difficilissimo».

Stasera, comunque, sarà Coppa Italia. Lo scorso anno Juve e Milan si affrontarono in semifinale, andata e ritorno: passarono i bianconeri dopo i tempi supplementari grazie a un gran gol di Vucinic da fuori area. Oggi il montenegrino, sempre alle prese con un'infiammazione al tendine d'Achille, dovrebbe partire dalla panchina («forzarne l'impiego e magari perderlo per un mese sarebbe un disastro»). Vista la squalifica di Quagliarella, toccherà a Matri e Giovinco: «Mi attendo le giuste risposte da chi finora ha giocato meno. Voglio anche rivedere Marrone come vice Pirlo».

Squadra insomma quasi insolita, ma non meno affamata: Caceres, Bonucci e Barzagli davanti a Storari, Vidal e Padoin scudieri del baby, Isla e Giaccherini (o Peluso) esterni.

Il tutto, in attesa di un nuovo attaccante: «Era giusto sondare Drogba - spiega Conte - e poi fare valutazioni. Llorente? La situazione è più chiara, visto che gli spagnoli hanno scritto sul loro sito del nostro interesse. Io sono comunque contento dei miei». Se segnassero un po' di più, sarebbe però meglio.

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