Calcio

E il nostro calcio litiga sul trofeo in Arabia

Gravina: "Va riportato qui, così è triste". E Casini: "Triste è il mondiale senza Italia"

E il nostro calcio litiga sul trofeo in Arabia

C'è una nuova maglia della Nazionale che «interpreta, in chiave moderna, la passione e la tradizione dell'azzurro». Ma c'è anche un nuovo capitolo della querelle Lega di A-Federcalcio. Sullo sfondo il tema delle riforme perchè «la crisi non può più aspettare».

Gravina annuncia un tavolo tecnico con il collega Casini al ritorno di quest'ultimo da Riad e quella trasferta diventa motivo di scontro. «Sarebbe ideale giocare la Supercoppa a Roma o a Milano, sradicare un evento sportivo è triste, a Riad su 52mila spettatori solo 400 italiani - così il presidente Figc -. Il calcio negli ultimi tempi insegue però territori e palcoscenici che assicurano maggiori introiti e invece dovrebbe avere la capacità di trovare delle risorse alternative a queste modalità». «Rattrista non aver visto l'Italia ai mondiali in Qatar non la Supercoppa in Arabia - la replica polemica del presidente dei club di A Casini -. Qual è la novità? Su 35 edizioni, inclusa questa, per 12 volte la finale di Supercoppa si è giocata all'estero, iniziando nel 1993 negli Usa. Poi Libia, Cina, ancora USA, Qatar e dal 2018 in Arabia».

Nemmeno il tempo di ammirare i nuovi kit targati Adidas (accordo quadriennale tra Figc e il colosso tedesco da 35 milioni di euro l'anno). La realtà parla di un movimento che, come dice Gravina, «deve trovare un equilibrio economico-gestionale. Domani (oggi ndr) incontrerò il ministro dello sport Abodi: all'ordine del giorno la nostra candidatura per Euro 2032 e i temi caldi da affrontare per dare supporto e risposte concrete al nostro mondo». Il processo di innovazione della Figc non può non passare anche dal progetto di riforma. Come l'innalzamento a sei della soglia minima degli italiani nelle rose delle squadre (attualmente un 4+4 nella lista di 25) o le seconde squadre. Un modo per aiutare Mancini che sta pescando, per gli stage e non solo, in B e nei club stranieri, o tra chi ha 0 presenze in A. Più difficile pensare a cambi di format più volte auspicati.

Calcisticamente il 2023 sarà l'anno della semina per l'Europeo tedesco, ma stride il contrasto con l'Inghilterra (ormai nel nostro destino dalla notte magica di Wembley) che mette in vetrina giocatori come Bellingham, un 2003 di grande talento. «Anche noi abbiamo i talenti, ce ne sono almeno 4-5 di grande livello, basta farli giocare con continuità», sottolinea Mancini che allude in primis a Fagioli e Miretti. E poi l'assenza di un centravanti goleador, lo ricorda lo stesso ct quando sceglie come simbolo eterno della maglia azzurra Paolo Rossi: «Credo che molto dipenda dalle fasi storiche.

Ce ne sono alcune in cui sbocciano più attaccanti di alto livello, altre in cui nascono più centrocampisti».

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