Calcio

Figc, Lega di A e il pallone che rotola dietro le quinte

A marzo sarà celebrata l'assemblea che secondo i piani di Gravina deve approvare le riforme di cui il settore, gravato da una montagna di debiti (oltre 5 miliardi) ha bisogno. Per farlo servono i voti delle leghe

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È vero: il duello tricolore tra Inter e Juve è diventato una sfida eccitante. È sempre vero: la bagarre per il quarto posto in Champions è ancora più eccitante adesso che anche la Roma sembra rientrata nella partita. Ma dietro le quinte di questo torneo attraente, molto più di quello passato dominato da cima a fondo dal Napoli di Spalletti, c'è uno scontro politico-istituzionale che sembra minacciare sviluppi clamorosi.

A marzo sarà celebrata l'assemblea che secondo i piani di Gabriele Gravina e della sua maggioranza, deve approvare le riforme di cui il settore, gravato da una montagna di debiti (oltre 5 miliardi) ha bisogno. Per farlo servono i voti delle leghe. Quella di serie A, la più importante, quella che di fatto sovvenziona il resto del settore, è scesa sul sentiero di guerra reclamando una sorta di maggiore autonomia rispetto alla casa madre federale sul modello inglese. Al suo stesso interno poi (Inter, Juve e Milan favorevoli alla riduzione da 20 a 18 squadre del format campionato) c'è già una spaccatura preoccupante. Nelle pieghe del congresso Uefa di Parigi, Gravina ha liquidato la sortita di Casini come «un tentativo di distrazione di massa» dai veri problemi della categoria.

Nel frattempo ADL ha sparato a palle incatenate contro tutto il sistema e in particolare contro «club con debiti da 1 miliardo che non dovrebbero nemmeno essere iscritti», riferimento palese ai conti dell'Inter. Sono i segnali di una battaglia che tenderebbe a riconquistare un ruolo politico decisivo per la serie A in vista dell'elezione del prossimo governo calcistico. Di qui la linea del Piave espressa all'unanimità dalle 20 società: nessuna rinuncia al diritto di veto che è una sorta di pistola da mettere sul tavolo ogni volta che c'è da approvare una riforma.

A questo punto Gravina - che pure vorrebbe ridurre i 100 club professionisti a 80 - si ritroverà dinanzi a un bivio: andare allo scontro («se vogliono andare sul Titanic toglierò io la musica» la frase simbolica) oppure rinviare a migliore stagione il proposito di cambiamento.

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