Ciclismo

Giro più dolce per la ciliegina Pogacar

Minor dislivello e chilometraggio medio a tappa: così si vuole attirare il numero 1 mondiale

Giro più dolce per la ciliegina Pogacar

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Un'altimetria, una planimetria e un dislivello: sono tutti elementi di valutazione che fanno di una corsa a tappe la propria cifra identificativa. Dietro un disegno c'è sempre un profilo di un corridore, quasi un identikit: quest'anno c'era quello di Remco Evenepoel, per il prossimo intravvediamo quello di Tadej Pogacar.

Sarebbe un sogno per la corsa rosa poter aver al via il prossimo 4 maggio da Venaria Reale il numero uno del ciclismo mondiale, ma fin quando non si conoscerà il disegno del Tour, nessun corridore di livello scoprirà le proprie carte. È chiaro che in cima ad ogni pensiero resta la Grande Boucle, che il 29 giugno del prossimo anno scatterà per la prima volta nella storia dall'Italia (Firenze, ndc). Anche il fuoriclasse sloveno non fa eccezione, anche perché per il suo team la Uae Emirates esiste solo la corsa a tappe francese. Però c'è un però...

Davanti ad un Giro così pensato e addolcito, un corridore come Pogacar potrebbe anche prendere in considerazione l'accoppiata Giro-Tour. Una corsa rosa più abbordabile, dicevamo, come sempre però ricco di trappole e insidie. A dircelo sono i numeri: i metri complessivi di dislivello sono 42.900 contro i 51.400 della scorsa edizione (per la cronaca, il Tour quest'anno è arrivato a superare i 56.000 metri e la Vuelta i 53.000, ndc). E anche il chilometraggio medio a tappa è contenuto: 157,9 chilometri. Solo in quattro circostanze si superano i 200 chilometri e la tappa più lunga - che è anche la più impegnativa - arriva a 220 km.

Se al Tour e alla Vuelta i chilometri contro il tempo sono ormai ridotti al minimo sindacale, il Giro sembra non poterne fare a meno: due tappe a cronometro decisamente lunghe - 37,5 km quella umbra da Foligno a Perugia; 31 km quella lombarda da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda - nel cuore della prima settimana e sul finire della seconda.

Il via da Venaria Reale il 4 maggio, l'arrivo sui Fori Imperiali di Roma il 26. Tra il via di Torino e l'arrivo nella Capitale c'è di tutto: una bella dose di montagna (sei arrivi in salita, lo Stelvio, Cima Coppi), tappe per attaccanti e velocisti, gli sterrati toscani, i muri marchigiani, un paio di lunghe cronometro (fra Umbria e Garda, quasi 70 chilometri). L'abbrivio è persino da capogiro, con l'arrivo all'insù al Santuario di Oropa che arriva già al secondo giorno.

Un bel Giro? Sulla carta sicuramente. Ma siccome la corsa la fanno i corridori, fondamentale è sapere quali corridori verranno a correrlo, il Giro. Roglic, l'ultimo vincitore, dopo il cambio di casacca (dalla Jumbo-Visma passerà alla Bora, ndc) punterà deciso al Tour. Lo stesso farà il suo ex sodale Vingegaard, così come Evenepoel. Dei quattro tenori, l'unico che potrebbe azzardare l'accoppiata è Pogacar.

Se non dovesse accettare, allora avremmo un Giro chiaramente più dolce, al quale mancherebbe la classica ciliegina sulla torta.

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