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Goggia sempre al limite ma è già oltre il crac. "Io voglio l'Olimpiade"

Lesione al crociato e frattura al perone. Giochi in bilico. La sua forza e debolezza: i troppi rischi

Goggia sempre al limite ma è già oltre il crac. "Io voglio l'Olimpiade"

Come quando un atleta vince per la prima volta qualcosa di importante e non trova le parole per esprimere le sue emozioni, io mi trovo davanti allo schermo del computer e non so come descrivere quello che è successo a Cortina nel superG che ancora una volta ha visto una sciatrice italiana finire davanti a tutte. Ma di Elena Curtoni si racconta a parte, qui è di Sofia Goggia che devo parlare, di quella atleta che da quando è diventata tale ha fatto impazzire tutti: per lo stile, gli atteggiamenti, le vittorie, le sconfitte e, ultimi ma non ultimi, gli infortuni. Ieri l'ennesimo. Grave, più grave forse rispetto a quello di un anno fa a Garmisch che le costò il Mondiale. La diagnosi emersa dalla risonanza magnetica a entrambe le ginocchia e dalla TAC effettuate ieri sera a Milano, alla clinica la Madonnina, parla di «trauma distorsivo al ginocchio sinistro con una lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013, una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo tendinea».

Sofia ieri è caduta nel finale della gara: dopo una spigolata con lo sci sinistro le si sono allargate le gambe ed è finita in avanti a pelle di leone, in spaccata. Entrambi gli sci, lunghi circa due metri e quindici, attaccati agli scarponi. La torsione subita dal ginocchio sinistro è stata brutale. Con l'eroismo che la contraddistingue quando cade, Sofia si è subito mossa, si è toccata la gamba, si è rialzata ed è scesa al traguardo senza mai caricare l'arto sinistro. Dopo circa mezz'ora si è allontanata dal parterre zoppicando, la gamba bloccata da un tutore, sorretta dall'addetto stampa e dal medico della federazione. Il viaggio a Milano, gli esami, la diagnosi poco incoraggiante. A lasciare viva la speranza di vederla in pista all'Olimpiade che si aprirà il 4 febbraio (con lei portabandiera) sono le sue parole: «Mi dispiace, è uno stop che non ci voleva in un momento così importante della stagione, ma già dalle prossime ore comincerò la fisioterapia per cercare di difendere il titolo olimpico nella disciplina che più amo».

La riabilitazione comincerà oggi, l'obiettivo è chiaro: essere al via della discesa di Pechino 2022 in programma martedì 15 febbraio. Mancano ventidue giorni, meno anzi, perché per partecipare alla gara serviranno le prove, indispensabili su una pista ignota a tutti. Sofia ci vuole, ci deve provare. Ne ha passate di tutti i colori ormai, sa bene cosa deve fare per tornare in pista. Il suo problema, la sua debolezza che in realtà è anche la sua forza, è che lei non sa andare piano, se vince e stravince è perché in pista va sempre oltre i limiti prendendosi rischi pazzeschi, in gara ma anche in allenamento. La sua sciata rende se è spinta al massimo, quando Sofia scende con stile non va veloce, non vince. Ma a lei interessa solo quello. È disposta a tutto per riuscire a farlo. A inizio stagione si era mostrata talmente superiore alle avversarie da potersi permettere discese controllate. E non sbagliava. Ultimamente il suo equilibrio sugli sci era un po' più precario, le avversarie si erano avvicinate in discesa e soprattutto in superG. Già a Zauchensee sabato scorso aveva rischiato grosso, ma dopo qualche giorno di dolore e una prova titubante era tornata a vincere.

Ora l'aspetta un'altra sfida, forse la più difficile.

Di una cosa siamo certi: tornerà, e vincerà ancora.

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