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L’ultima corsa di Gebre Selassie: «Fermo CR7»

L’ultima corsa di Gebre Selassie: «Fermo CR7»

«Vorrei precisarlo una volta per tutte. Io e Gebrselassie non siamo parenti. In Etiopia è un cognome molto diffuso, come Rossi in Italia». Theodor Gebre Selassie (nel tondo), 25 anni, è una delle rivelazioni dell’Europeo, probabilmente il miglior laterale destro della manifestazione. Spicca per la corsa inesauribile, proprio come il due volte oro olimpico Haile, ma anche perché è di colore e gioca per la Repubblica Ceca. Primo calciatore nero a vestire questa maglia nella storia. «Primo nel calcio, ma non nello sport. Nel basket c’è l’americano Whitfield. Mi auguro di diventare famoso quanto lui». Lo dice con modestia, perché in questo momento l’attenzione è concentrata sulle sue performance nella squadra del ct Bilek, impegnata questa sera a Varsavia contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo ( a sinistra). Potrebbero anche ritrovarsi sulla fascia. «Avrei preferito sfidare Beckham, il mio idolo da ragazzino. Poi sono diventato difensore e ho scelto Rio Ferdinand».
Theodor, nome in omaggio al leggendario imperatore etiope Tewodros II, è nato a Trebic, 60 km da Brno. Papà Chamola, medico di professione, è etiope, la mamma Jana è di Praga e ha giocato nella nazionale di pallamano, come la sorellina Anna. «Fino a 21 anni praticavo sia calcio che pallamano. La scelta è stata condizionata anche dai guadagni». Non naviga nell’oro, quello appartiene all’omonimo Haile, ma la Premiership inglese è sempre più un’ipotesi concreta. «Per ora non ci penso. Il sogno imminente è portare più in alto possibile la Repubblica Ceca». Al resto pensa infatti papà Chamola che vorrebbe per il figlio un’esistenza meno movimentata della sua. Nato ad Addis Abeba, è emigrato nell’ex Cecoslovacchia per studiare medicina grazie a una borsa di studio. All’università di Olomouc ha conosciuto la moglie Anna. «Mentre erano fidanzati - racconta Theodor - in Etiopia è scoppiata la guerra e mio padre, sposandosi, ottenuta la cittadinanza non è tornato in Africa. Dove sarebbe stato chiamato alle armi». Il resto è la storia di un calciatore che sta infiammando i cuori dei tifosi cechi, in barba a certi cori razzisti. «Ci si fa l’abitudine. Sono degli idioti.

Mi auguro che anche Mario (Balotelli, ndr) non se la prenda più di tanto».

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