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L'intervista Graziano Pellè, 27 reti

Il miglior bomber italiano stagionale? Gioca in Olanda nel Feyenoord e di gol ne ha infilati 27. Graziano Pellè è attualmente il miglior prodotto di esportazione dell'Italia calcistica. Solo Lorenzo Negri ha fatto meglio di lui (32 gol nei Rangers Glasgow '97/'98), mentre Luca Toni (Bayern Monaco '07/'08) e Christian Vieri (Atletico Madrid '97/'98) si sono fermati a 24.
Pellè, al quinto anno in Olanda è arrivato il botto. Cos'è successo?
«Lo riassumo in due parole: titolare inamovibile. Non mi accadeva da tanto. In quattro stagioni all'Az ho fatto tanta panchina, e anche lo scorso anno tra Parma e Sampdoria entravo sempre a partita in corso. Per questo ho deciso di lasciare nuovamente l'Italia: a 27 anni non potevo più perdere tempo. Quando mi ha chiamato Ronald Koeman, ho accettato al volo».
Il luogo comune dice che in Olanda è facile segnare.
«È facile vedere partite con tanti gol, sul resto non sono molto d'accordo. Io ad esempio ho faticato parecchio ad adattarmi al loro stile di gioco, che non è molto adatto per gli attaccanti alti, robusti, da “spizzata”. E se penso a campioni quali Ibrahimovic, che nell'Ajax non è mai andato oltre i 13 gol in campionato…».
Olanda significa Ajax, ovvero uno dei vivai più produttivi al mondo. Qual è il segreto?
«Strutture all'avanguardia ma soprattutto esperienza costruita sul campo. A 18 anni tutti i migliori talenti della Primavera hanno concrete possibilità di giocare in prima squadra. E non c'è solo l'Ajax. Il vivaio del Feyenoord è stato votato come il migliore d'Olanda per il terzo anno consecutivo. Quest'anno nel nostro undici titolare c'è un classe 1995, Tonny Vilhena».
Quando nel 2007 ha firmato con l'Az, l'allora allenatore Louis van Gaal disse: «La mentalità in Italia, specie tra le big, è quella di dare poco spazio ai giovani. Noi remiamo nella direzione opposta». Oggi è cambiato qualcosa?
«Purtroppo ancora poco. E mi fa davvero rabbia vedere un campionato come la Serie A ormai declassato a terza-quarta scelta. Lo capisco quando parlo con i miei compagni al Feyenoord. Vedono gli stadi vecchi, le squadre mandate in ritiro, che qui non esiste. E poi il calcio in Italia non produce reddito, anzi, ogni anno i presidenti sono costretti ad aprire il portafoglio a fondo perso. Questo non attira nuovi investitori. Se poi aggiungiamo il clima di tensione permanente che c'è nel calcio. Sotto questo profilo la Eredivisie olandese è una piccola Bundesliga».
Ricette per uscire dalla crisi?
«Seguire il modello Juventus. Mi costa ammetterlo perché sono interista, ma la Juve è il club italiano più moderno. Il campionato che ha appena vinto non è solo frutto di una innegabile superiorità in campo, ma anche di una politica gestionale di primo livello».
Ci pensa alla Nazionale?
«Certo, chi non vorrebbe vestire la maglia Azzurra? Sarebbe un sogno. Non so se mister Prandelli mi sta seguendo, ma un attaccante va valutato nel lungo periodo. Mi reputo comunque soddisfatto: ho giocato in Champions, ho vinto campionato e supercoppa d'Olanda, ho provato la gioia di riportare una squadra come la Samp in Serie A.

I momenti belli nella mia carriera non sono mai mancati».

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