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"Moto, i nuovi padroni non le trattino come F1"

Intervista a Carlo Pernat. Il manager e la MotoGp appena comprata da Liberty: "Un bene, ma temo la scelta dei circuiti"

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A dispetto della data scelta per l'annuncio, non è un pesce d'aprile: con l'acquisizione dell'86% delle quote di Dorna, Liberty Media, già proprietaria della Formula 1, diventa il solo grande polo motoristico mondiale. Una scelta strategica importante che mette la società americana al riparo dalla concorrenza e le assicura i benefici di operare a tuttocampo. Il timore degli appassionati delle due ruote è che finire sotto chi già governa le quattro possa mettere la MotoGP in secondo piano, ma l'investimento fatto, superiore ai 4 miliardi, sembra garanzia che questo non accadrà.

Anche l'arrivo di Dorna nel 1992 suscitò perplessità, ma sotto la sua gestione il Mondiale GP ha fatto passi avanti enormi su tutti i fronti, diventando quello che è oggi. Carlo Pernat, ex team manager di Cagiva e Aprilia, oggi manager di Bastianini, pilota Ducati, visse quel cambiamento e si prepara a vivere quello di domani con fiducia.

«Il mondo è cambiato, non dobbiamo ragionare come trent'anni fa. Oggi il mondo dello sport non è più lo stesso, è tutto rivolto verso lo spettacolo, è inutile che stiamo a raccontarcela; e l'arrivo di Liberty Media è una cosa estremamente positiva innanzitutto sul fronte della diffusione del motociclismo. La Formula 1 si vede in tutti i Paesi del mondo e quando andranno a vendere i diritti della F1 sicuramente spingeranno perché acquistino il pacchetto completo, con GP e Superbike. Le moto andranno in onda dove non sono mai arrivate e questo è molto positivo».

Senza però dimenticare che il pubblico delle auto e delle moto non sempre è lo stesso.

«Il nostro è un pubblico più preparato tecnicamente e al tempo stesso più pane e salame. Non bisogna esagerare a portare la moto al livello esclusivo della F1. Per questo sarà importante che, a dispetto dell'età avanzata, per qualche anno resti Carmelo Ezpeleta, cui sicuramente Liberty Media affiancherà i suoi uomini di marketing, che hanno dimostrato di saper fare un ottimo lavoro perché la F1 era un po' in disarmo e oggi viaggia a gonfie vele. E ci sarà un nuovo tentativo di conquistare gli Stati Uniti e già si parla di un GP in Tennessee».

Le Case costruttrici le immagini meno perplesse degli appassionati?

«Le aziende quando vanno ad impegnarsi in uno sport dall'enorme seguito e dove c'è comunicazione si buttano a corpo morto. I costi sono sempre gli stessi, crescono solo i benefici. Secondo me è un salto di qualità adeguato al mondo di oggi».

Sport spettacolo, miglior copertura televisiva, tutto bello. Rischi?

«La cosa che mi spaventa un po' è la scelta dei circuiti. In Formula 1 sono abituati a correre anche nei circuiti cittadini, che sono quasi la metà. Con le moto devi stare molto attendo agli standard di sicurezza, anche volendo portare la MotoGP nei mercati emergenti».

Non siamo ancora partiti e già si parla di un SuperGP con F1 e MotoGP sulla stessa pista nello stesso weekend. Fantasia?

«Non ci credo. Mettere insieme auto e moto significherebbe aumentare i costi e perdere pubblico. Se fai due eventi raddoppi gli spettatori e l'audience TV, se ne fai uno solo, li dimezzi.

Personalmente non la vedo una gran idea».

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