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Quaglia, vendetta dell'ex Juve piegata dopo 20 anni

Pirlo illude una Signora distratta, Allegri regala troppi uomini. Darmian pareggia, poi il bomber sfata un tabù

Quaglia, vendetta dell'ex Juve piegata dopo 20 anni

Prima o poi doveva capitare. "Poi" significa venti anni, c'era ancora la lira a quel tempo, il Torino torna a vincere il "suo" derby, prende a schiaffi due volte la Juventus che, per qualche tempo, ha continuato a guardarsi allo specchio, leziosa, presuntuosa, distratta, per poi rialzarsi, tentando di riacciuffare il risultato.

Partita stralunata, di pathos per i tifosi ma zeppa di errori, Torino-Toro, secondo repertorio, approfittando della latitanza dei bianconeri, lenti nei movimenti e illusi dal gol del maestro Pirlo su ennesimo calcio di punizione. Il vantaggio sembrava aver sgonfiato la rabbia granata ma è qui che la Juve ha sbagliato idee e il pareggio di Darmian ne è stata la conferma con tre errori tre consecutivi di Bonucci e la dormita collettiva della terza linea, in un quadretto da allenamento, tra le risate generali. Senza Chiellini, Barzagli ed Evra, la difesa juventina si è sfilacciata dinanzi al gioco torinista, soprattutto sulle fasce esterne; quando è il momento di ragionare e di organizzare il reparto, Bonucci entra puntualmente in stato di tensione, Padoin e Lichtsteiner non hanno garantito mai gioco e sicurezza, Ogbonna se l'è cavata ma è stato castigato nel gol partita e così il Toro ha preso sangue e, meritatamente, ha trovato il vantaggio con Quagliarella.

I due pali della Juventus, ancora Pirlo e poi Matri, hanno confermato la voglia di reazione ma le azioni arrembanti non sempre erano figlie di buone geometrie, molto il fumo, compreso quello delle tifoserie che se le sono suonate, picchiando, lanciando sassi contro il bus juventino, sparando bombe carta con alcuni feriti, undici per il momento, questo è il meraviglioso pubblico, questo è il nostro calcio senza frontiere di educazione tra nord, centro e sud, curve, distinti e tribune. E nessuno chiederà scusa, nessuno pagherà davvero.

E dire che, in campo, il derby non è stato né violento, né scorretto. Il risveglio della Juventus, nella seconda fase di gioco, ha messo il Toro in arena, pane buono per i suoi denti, la squadra è stata brava a chiudersi, velenosa nel contropiede. Ventura sa trasmettere alle sue squadre l'intelligenza, cioè la lettura del gioco, nel saper difendere e ripartire pericolosamente; il suo Toro non ha fenomeni in organico ma sa ragionare e far girare la gamba e oggi corre verso un posto nell'Europa, lo merita, per umiltà, coraggio e qualità. Nel derby questo ha saputo ribadire, perché di questo ha bisogno e la Juventus deve rimandare ad altra data festeggiamenti e brindisi. La sua prestazione complessiva non è certamente negativa ma è la condizione mentale a dover preoccupare Allegri. Il livornese ha rischiato di perdere nuovamente la voce, avendo intuito che i suoi stavano gigioneggiando, dimenticando di tutelare il vantaggio. I cambi in corso, con Pepe e Tevez, hanno aggiunto rabbia, non lucidità, ma le scelte e le rinunce stavolta non hanno pagato: Marchisio, Barzagli, Evra, Chiellini, Pogba, Tevez per un'ora, non si possono regalare in eterno, soprattutto in partite di alta pressione e di astuzia, come è appunto il derby.

Di contro il Toro ha tenuto alto il ritmo e l'attenzione, ha trovato in Padelli l'uomo chiave, con un paio di interventi decisivi nel finale, è stato fortunato il giusto sui due pali colpiti da Pirlo e Matri ma la sua vittoria resta trasparente, semmai è l'Olimpico (suggerisco a Giovanni Malagò, presidente del Coni, di ritirare l'insegna dagli stadi di Torino e di Roma) a doversi vergognare per lo spettacolo, si fa per dire, offerto, prima, durante e dopo.

Resta il gusto di un risultato che lascia aperto il finale di stagione, almeno per la qualificazione all'euroleague, non dico per lo scudetto visti il suicidio della Roma e

l'incertezza dalla Lazio. La Juventus tenga lo spumante in ghiaccio, verrà il giorno. Le bottiglie, nel frigorifero del Torino, erano congelate da vent'anni. Per i delinquenti, granata e bianconeri, soltanto calici di veleno.

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