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Rekik: «Così sono cresciuto marcando Balotelli»

«Balotelli? Quante volte ci siamo affrontati in allenamento…». Per Karim Rekik, 18enne difensore centrale del Psv Eindhoven, la sfida di stasera contro il Milan rappresenta l'occasione per ritrovare un amico. Tutto è iniziato a Manchester, nel City di Mancini. «In settimana spesso toccava a me marcarlo», racconta il giocatore. «Ricordo la prima volta: durante una partitella gli diedi un colpo, lui si lamentò che era fallo, si tolse la pettorina e uscì dal campo brontolando. Da quel giorno ogni volta che ci incontravamo mi diceva ridendo: Karim, per favore, non prendermi più a calci. Siamo diventati amici. E' un mattacchione, ma anche una persona molto generosa. In Italia sta facendo meglio che al City perché sente più fiducia attorno a sé».
In campo Rekik è un osso duro; fisico e personalità sono quelli del grande difensore. A 16 anni ha lasciato le giovanili del Feyenoord per la Premier League, e non se ne è mai pentito. «Se il tuo pane quotidiano è giocare contro Tevez, Aguero, Dzeko o Balotelli, non puoi che migliorare. Tatticamente ma anche fisicamente. In Olanda tra i miei coetanei il mio strapotere fisico era assoluto, in Inghilterra al terzo contrasto mi dovevano raccogliere con il cucchiaino. La soluzione? Un sacco di sessioni extra di palestra, o in alternativa comprare un biglietto di ritorno a casa».
Classe '94, campione d'Europa under 17 nel 2011 con l'Olanda, Rekik è tornato nel paese dei tulipani a giugno, in prestito dal City. «Sono cambiate tante cose a Manchester. Non c'è più Mancini, un allenatore che mi ha insegnato tantissimo, facendomi anche esordire in Premier (diventando il più giovane debuttante straniero nella storia dei Citizens, ndr). Ho scelto il Psv perché la filosofia di Cocu è anche la mia: non importa la tua età, né se hai alle spalle 10 o 100 partite da titolare, perché nel calcio si continua a giocare in 11 contro 11. Affrontare l'Ado Den Haag o il Milan per me cambia poco, la ricetta per vincere non cambia: concentrazione, fiducia nei propri mezzi e killer instinct. Vale anche per i difensori: chi gioca dietro può essere letale in ugual misura».

Balotelli è avvisato.

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