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Una sfida che ci rende fieri e allunga la vita a San Siro

Una pagina. Per dire bentornata capitale del pallone che ti giochi la semifinale di Champions con due squadre

Una sfida che ci rende fieri e allunga la vita a San Siro

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Una sfida che ci rende fieri e allunga la vita a San Siro

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Una pagina. Per dire bentornata capitale del pallone che ti giochi la semifinale di Champions con due squadre. Non su un giornale di casa nostra, ma sulla tedesca Süddeutsche Zeitung. E se ce lo ricordano i panzer, qualcosa vorrà pur dire. Stasera Milano è il grande palcoscenico della Champions per giocarsi una sfida che nessun'altra città può vantare per storia, Coppe dei Campioni alzate da due squadre e... stadio. Da sempre bistrattato e ammirato, adesso al centro di un dibattito sulla sua destinazione d'uso, meglio demolizione. Abbatterlo per rifarne uno moderno dove ora c'è il parcheggio di quello vecchio. Gerry Cardinale dopo aver ricordato che il Milan deve fare la prossima di Champions, vitale per i conti, ha rilanciato la discussione: «Stiamo valutando altre soluzioni». Steven Zhang resta defilato sull'argomento, chi gli è vicino ostenta la semifinale Champions come traguardo che mette in attivo la sua gestione nonostante bilanci e mercati al risparmio. Due proprietà che hanno un approccio e una storia agli antipodi con quelli che venti anni fa si giocavano l'Europa con Silvio Berlusconi e Massimo Moratti alla guida. Una cosa non è cambiata: San Siro. Qualche crepa in più, qualche scricchiolio di troppo, ma il fascino immutato che mette i brividi. In sei giorni i club si metteranno nelle tasche oltre venti milioni di euro, registrando record di incasso da capogiro per quella casa da rifare. Anche un monumento può essere una gallina dalle uova d'oro. Così il tormentone sul nuovo stadio a ogni giorno che si allunga insinua un dubbio sempre più grande: ma non è che San Siro è insostituibile? Hanno rifatto Wembley, Highbury... perché non il Meazza, dirà la schiera di innovatori. E qui si torna alla Süddeutsche Zeitung ricordandoci che comunque Milano è Italia, e quindi burocrazia, politica, pronosticando che alla fine Inter e Milan continueranno a giocare e a condividere la casa ancora a lungo. A partire da questi sei giorni infiniti. Gli allenatori sono già sul palco. Inzaghi gonfia il petto e spara l'acuto: «Non ci nascondiamo». Pioli con il dubbio amletico Leao sì, Leao no, non stecca: «Possiamo eliminare chiunque». Su il sipario. Una Scala del calcio per la Capitale del pallone.

Milano è tornata.

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