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La Svizzera di Petkovic cerca il grande salto

Un mix tra esperti e giovani per il risultato di prestigio che manca da sempre

La Svizzera di Petkovic cerca il grande salto

A un primo livello di lettura, la Svizzera di Vlado Petkovic sembra essere la solita squadra con i soliti nomi. Fosse così, sarebbe comunque la certificazione dell'ottimo lavoro svolto dal tecnico ex Lazio, che ha consolidato la nazionale rossocrociata quale forza di prima fascia del calcio europeo, poco al di sotto delle grandissime. Trovare la Svizzera a un grande torneo è ormai diventata una consuetudine (l'ultima assenza è stata Euro 2012), e in questo processo l'impronta di Petkovic è evidente, basti pensare che nessun ct nella storia della Nati era riuscito a staccare il biglietto verso la fase finale per tre volte consecutive.

I soliti nomi, si diceva: Shaqiri, Sommer, Xhaka, Rodriguez, Seferovic. Ma osservando con più attenzione emergono dettagli in passato non così scontati: la coesione della squadra, il gioco espresso che riesce a prescindere dai singoli, una visione sul medio termine rafforzata. Petkovic ha assolto pienamente il suo compito, garantendo risultati e cominciando il progressivo ringiovanimento della rosa. Non va infatti dimenticato che le fondamenta di questa Svizzera poggiano sul triennio 2009-2011, periodo nel quale arrivarono la vittoria del Mondiale under 17 e la finale dell'Europeo under 21, persa contro la Spagna. Cinque giocatori scesi in campo in quella finale sono oggi convocati.

L'unica mancanza della Svizzera di Petkovic è l'acuto in un grande torneo, un problema ormai storico per la squadra elvetica, mai capace di andare oltre i propri limiti. Ma a dispetto degli scossoni l'eliminazione contro la Svezia agli ottavi di Russia 2018 ha lasciato non pochi strascichi la Nati c'è ancora, e Petkovic anche. Non era così scontato, visto che ai trend positivi ci si abitua in fretta, e proprio questo incremento di ambizioni ha portato parte dell'opinione pubblica a chiedere un cambio di guida tecnica prima dell'Europeo. Situazione paradossale: il miglior ct dopo Roy Hodgson criticato perché non ritenuto più all'altezza. Petkovic ha però tenuto botta, evitando di creare quel vuoto che si verificò con Hodgson, dimessosi a pochi mesi da Euro '96 per l'Inter. La Federcalcio svizzera, colta di sorpresa, si affidò al portoghese Artur Jorge e fu un disastro. Anche un altro grande allenatore della nazionale, Ottmar Hitzfeld, provocò un piccolo smottamento annunciando il proprio ritiro prima del Mondiale 2014. Petkovic, subentrato proprio a Hitzfeld, non ha per contro mai voluto svelare le sue carte, proprio per non destabilizzare un ambiente che, a dispetto di qualche screzio tra ct e alcuni giocatori (Shaqiri in primis), ha raggiunto un buon equilibrio. Consapevole che la Svizzera non è, né può essere, il Portogallo o l'Olanda.

Ma anche essere solo la Svizzera, in questi anni, non è poi così male.

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