Politica

«Stessi uomini e stessa organizzazione di 17 anni fa»

Bruce Grobbelaar non è soltanto un nome che rievoca la notte da incubo per eccellenza dei tifosi giallorossi, ma il primo calciatore illustre a rimanere coinvolto nella ragnatela delle scommesse made in Singapore. Incastrato da un video nel quale parlava di risultati addomesticati, l'ex numero uno del Liverpool finì in carcere il 10 novembre 1994 con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione insieme al portiere del Wimbledon Hans Segers e all'attaccante dell'Aston Villa John Fashanu. Contattato a Corner Brook (centro abitato dell'isola di Terranova in Canada), dove risiede da qualche anno, Grobbelaar racconta la sua vicenda senza troppi giri di parole: «Nessuno alla fine si ricorda che fui scagionato. L'organizzazione che gestisce le gare truccate è la stessa e gli uomini anche. Si fa poco e nulla per fermarli, evidentemente gli interessi economici sono troppo importanti».
Nel corso dello scandalo inglese le manette scattarono anche ai polsi del malese Heng Suan Lim, un uomo di fiducia di Tan Seet Eng, alias Dan. La mente organizzativa anche delle scommesse italiane e non solo. In attività già ai tempi di Grobbelaar e che non sta certo tremando per l'ordine di custodia cautelare emesso nei suoi confronti dal pm di Cremona Roberto Di Martino al termine dell'operazione «Last Bet». Difficile, a volte anche per i migliori investigatori, far luce nel reticolo di contatti costruito negli anni dal boss 47enne. Dan controlla la città stato di Singapore meglio del primo ministro Lee Hsien Loong (per altro suo amico personale), ha il pallino per il calcio ma solo perché è lo sport più diffuso al mondo. Corrompe giocatori per indurli a falsare i risultati delle partite. Ha collaboratori e connazionali sparsi in tutto il mondo. Gente che promette, seduce con il piacevole fruscio dei dollari, ma che a volte minaccia. La sua carriera era iniziata in Asia, poi ha invaso l'Europa dell'Est fino ad arrivare in Occidente. Si dice che in queste ore sia in Malesia, anzi no, qualcuno afferma che potrebbe trovarsi in Australia. Il suo santuario è il Singapore Pools, l'allibratore statale e monopolista. Si trova al primo piano di un elegante edificio a due passi dal quartiere cinese. La polizia locale dovrebbe controllare la regolarità delle operazioni, ma è corrotta. Tutto al Pools avviene illegalmente. Tutto è possibile, basta avere soldi. E gli scommettitori danno vita a un via vai senza sosta. Il Pools non chiude mai. Diversamente non potrebbe seguire a 360 gradi il variegato mondo dello sport.
Non è stato facile per gli investigatori italiani costruire il puzzle. Ma tessera dopo tessera si è arrivati a Gigi Sartor che, non casualmente, in questa piccola zona dell'Equatore vanta interessi economici. «Last Bet» promette di diventare l'ennesimo tsunami del calcio italiano, ma è la piccola goccia di un oceano gestito illegalmente dal Pools e da Tan Seet Eng. Negli ultimi mesi è riuscito a decapitare la Korean League. Così tanti gli avvisi di garanzia e gli arresti tra addetti ai lavori che il campionato è stato sospeso, e la nazionale di calcio si è trovata senza materia prima. Un altro fedelissimo di Dan è il croato Ante Sapina, mente della calciopoli tedesca le cui indagini sono ancora in corso. I magistrati stanno analizzando filmati di oltre 200 partite di Bundesliga e Zweite Bundesliga (la serie B). Gare manipolate con la complicità di calciatori, dirigenti e anche arbitri. In Cina invece lo scandalo esplose due anni fa. Gli «emissari» del Pools, Wang Xin, Wang Po, Ding Zhe e Yang Xu, compravano direttamente arbitri e i giocatori.

Sedici le persone arrestate, tra le quali sei giocatori della nazionale.

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