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Lo stress da ferie esiste, la cura pure: stare a casa

«Dove vai in vacanza?». Non c’è crisi che tenga: la domanda circola sovrana, però, sì, però, le risposte, per fortuna, non sono sempre scontate. E la verità non porta necessariamente all’equazione: ferie uguale benessere, uguale felicità. Due distinti signori, giorni fa in treno, iniziano la loro conversazione di pendolari. Uno chiede appunto: «Dove vai in vacanza? Noi siamo ancora indecisi: Caraibi, Mar Rosso, Patagonia, sì, Patagonia. Affascinante, così lontana!».
L’altro, che pare leggere il giornale, lo lascia discorrere per un po’, finché, stizzito di sentirsi spiattellare l’atlante geografico, abbassa le pagine, fissa l'amico con un occhio scuro come la vecchia Africa, dove stava scritto «hic sunt leones», ovvero ora sfodero il leone che è in me, e risponde: «Vuoi farmi la cortesia sacrosanta di non parlarmi di viaggi?». Quindi dà inizio a un racconto horror, che tra l’altro d’estate, epoca di fantasia, è sempre gradito. Una vacanza in Indonesia. Allucinante. Animali e primati sgradevoli, anche un tantino con il carattere avvelenato, rumori inquietanti nella giungla di notte, panico a Giacarta per il casino di macchine e gente. Viene preso da tremiti e febbri; convinto di aver contratto la malaria al ritorno si fa visitare dallo specialista in malattie tropicali, che alla fine gli consiglia un calmante per stress da ferie. E così in Africa: macchie viola d’apparente intossicazione, che pareva la maga Magò, invece, la diagnosi: stress da vacanza. E così ancora ai Caraibi: gonfiore tremendo agli occhi, modello iguana caraibica, per cheratocongiuntivite da raggi solari, ma l’ultima realtà alla fine è la solita: somatizzazione per stress da vacanza. Riprendendo a leggere il giornale, conclude: «Se qualcuno mi parla ancora di ferie esotiche, lo spedisco sulla luna!».
Scusi professor Morelli, ma è proprio così? Sorride lo psichiatra milanese: «Non sconfiniamo in casi limite. La preoccupazione da ferie è un malessere reale e tra l'altro in aumento. Il disagio della partenza e del viaggio si manifesta in effetti con ansia, forti emicranie, coliti, disturbi digestivi e articolari. Il nostro cervello, oltre che intelligente, è anche molto pratico: trova il riposo dove vuole lui e in molte persone non è certo nei luoghi che mostrano i cataloghi: spiagge assolate, rumorose, balli tribali».
Ma esistono ferie appropriate a ogni tipo di indole? «I nostri Greci e Romani parlavano di villeggiatura non di ferie: piccoli spostamenti di casa in casa, relax in una natura conosciuta, passeggiate, letture all’ombra di un albero, alimentazione leggera e un riposo contenuto, perché non c’è nulla di più insano che scambiare il dolcefarniente con il dormire, il troppo sonno aumenta quel senso di passività che in molti è proprio la causa dell’ansia».
Le ricerche hanno dimostrato che il sole eccessivo è nemico del sistema nervoso, come anche le avventure designate verso mete troppo distanti, che incutono il disagio da lontananza dal tetto natìo. Anche fare i bagagli è un momento di crisi, soprattutto tra moglie e marito, perché le donne, si sa, si porterebbero la casa anche nella Savana, partendo con il ferro da stiro personale che fa anche il plissé, invece i maschi chiuderebbero la porta con in borsa una camicia, un paio di pantaloni e lo spazzolino da denti.
Allora, che fare? I consigli sono elementari, come le deduzioni di Sherlock Holmes, perché se per molti la vacanza è un potenziale delitto, la soluzione è semplice: fate in modo che non ci scappi il cadavere, magari il vostro. Dunque, per Raffele Morelli: «Primo. Non ascoltate mai i suggerimenti di nessuno, andate dove volete voi. Secondo: se siete soggetti innamorati del proprio lavoro e siete abituati, come si suol dire, a tenere le mani in pasta, allora fate la pasta, il pane, i dolci, e parlo anche per i signori uomini. Ferieggiare non significa rimanere con le mani in mano; soprattutto per gli individui più creativi e anche più soggetti agli stati d’ansia, è molto importante stimolare il senso del tatto e del contatto con cose piacevoli. Accarezzate la natura e ciò che vi circonda. Terzo: non temete di isolarvi dagli altri per prendervi il vostro spazio di solitudine, dove alimentare d’energia il rapporto con voi stessi, e se invece vi trovate nella condizione ideale, ovvero in dolce compagnia, la panacea più efficace? Fate romaticamente all’amore».
Morale? Onde evitare di finire in Patagonia, tanto per non far dispiacere agli amici, e trafficare sul telefonino per chiamare un’ambulanza, chiedetevi: ma io dove voglio andare veramente? Oppure, domanda che, come si suol dire, taglia la testa al toro: ma io voglio andare in vacanza?. «La risposta “no” è in controtendenza - conclude Morelli - ma come sempre saggia. Non è necessario mettersi in ferie. Chi l’ha detto? Da un certo punto di vista anch’io non le faccio mai.

Ho una casa al mare, dove, quando posso vado durante l’inverno e anche d'estate non cambio ritmo o abitudine. Non cerco alcun viaggio, vado là». E se qualcuno insistesse per portarvi via, scrivete un bel cartello con un VF: Vietato Ferieggiare.

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