Letteratura

Sulle tracce della Napoli più vera. A partire dall'antico mito di Partenope

Emanuele Greco e Daniela Giampaola indagano la fondazione della città

Sulle tracce della Napoli più vera. A partire dall'antico mito di Partenope

«Una brutta, sporca, nuda, chiassosa, disgustosa metropoli». Ma anche «un azzurro trasparente diffuso sulla superficie del mare, raro come l'etere, un'emanazione di luce azzurra che si muta in un colore più tenero all'orizzonte e sulla riva opposta sotto le montagne». Queste, di Ruskin e Samuel Rogers, sono solo alcune delle impressioni scritte da viaggiatori di ogni tempo su una della più straordinarie città del Mondo, quella per la cui smania di tornare si può morire, come canta una famosa canzone popolare («E moro pe' sta smania e turnà a Napule»).

Ma cos'era, Napoli, prima di essere la città che affascinava Goethe molto più di quanto non facesse Roma, prima di essere il regno di ogni eccesso e di ogni contraddizione, in cui meravigliosi palazzi fatiscenti si alternano a giardini e scorci incantati e dove si percepisce, costantemente, l'assenza di ogni limite, di ogni sfumatura? Prima di essere il brulichio, i rumori, le salite e le discese, e Castel Sant'Elmo e la Certosa di San Martino, o i silenzi dei gradini del Petraio che si arrampicano verso l'immobile, sontuosa decadenza del Vomero, o la dolce, selvaggia violenza del sole che illumina d'oro Castel dell'Ovo nelle mattine d'estate?

Prima di essere la luce del pomeriggio che brilla sul golfo, mentre le ombre dei palazzi di Mergellina danzano sul mare, o i grovigli di fiori abbarbicati sui muri dei vicoli di Pizzofalcone che si aprono sul retro dei lussuosi hotel del lungomare di Via Partenope: cos'era, Napoli?

Provano ora a rispondere Emanuele Greco e Daniela Giampaola in Napoli prima di Napoli (Salerno, pagg. 84, euro 21), che ricerca le origini della città a partire dai suoi nomi: Neapolis, infatti, come prova la sua etimologia, è la città nuova, che succede a Parthenope, il più antico insediamento di origine cumana. Napoli è la città che rinasce e si sostituisce a quella che l'aveva preceduta, che doveva il nome ad una delle Sirene che «incantano e uccidono» e, con la loro irresistibile voce tolgono a molti «il dolce ritorno, consumandoli nel languore», come scriveva Apollonio Rodio.

Tra le molte leggende legate alle Sirene, gli autori ricordano anche un misterioso romanzo, del secondo o terzo secolo d.C., che racconta le vicende di una fanciulla, Partenope, che per conservare la sua verginità (parthenos in greco significa vergine) avrebbe tagliato i suoi capelli e, trasferitasi a Neapolis, sarebbe stata venerata dai Neapolitani. Per molti anni la ricostruzione storica delle vicende che da Parthenope portarono a Neapolis è stata fissata combinando fonti letterarie ed archeologiche, da cui si ricavava una data di fondazione successiva alla battaglia navale di Cuma (474 a.C). Gli scavi archeologici successivi al terremoto del 1980 e quelli per la costruzione della metropolitana hanno portato alla luce straordinarie scoperte.

Oltre a presentare la cronologia della città, il libro illustra le trasformazioni urbanistiche ed architettoniche che interessarono il nucleo originario, permettendo di riscrivere la storia di Napoli fino all'età romana.

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