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Tartaglia, gli inquirenti: "Studiava il Cavaliere" Oggi la decisione del gip

La polizia: l'aggressore si teneva "informato sul premier". Probabile la pista che Tartaglia non abbia scelto a caso la piazza e il momento. Spunta un testimone: "C'era un complice"

Tartaglia, gli inquirenti: 
"Studiava il Cavaliere" 
Oggi la decisione del gip

Milano - Massimo Tartaglia, l’uomo che domenica scorsa, a Milano, ha aggredito il premier Silvio Berlusconi, nonostante le sue difficoltà psicologiche si teneva "molto informato sul presidente del Consiglio". Il particolare emerge dalle indagini della polizia, che nel corso delle perquisizioni hanno trovato in casa sua molto materiale giornalistico. Niente che non fosse possibile reperire pubblicamente, a quanto pare, ma intanto pare sempre più probabile che Tartaglia non abbia scelto a caso quella piazza, e nemmeno all’ultimo momento.

Le ricerche su Berlusconi L’uomo, in cura da una ventina d’anni per problemi psicologici, di Berlusconi aveva fatto un interesse vivo, ne seguiva le esternazioni, le mosse, tanto che sapeva del comizio che avrebbe tenuto nel centro di Milano la scorsa domenica, e probabilmente condivideva molti degli attacchi politici a lui portati. D’altra parte che lo detestasse lo ha ammesso egli stesso ai poliziotti che lo sentivano in Questura. Lui, comunque, pur assumendosi la responsabilità del gesto, si è difeso dall’aggravante della premeditazione asserendo di aver preso con sè quegli oggetti (uno spuntone di plastica e un posacenere molto pesante, mentre il crocefisso e la miniatura del Duomo li avrebbe acquistati sul posto) per "difendersi da possibili aggressioni e disordini" in piazza.

Identificati i manifestanti violenti Sul fronte delle indagini, aumentano ogni giorno le identificazioni dei manifestanti di ultimi episodi di violenza in piazza. Primi fra tutti quelli che hanno dato addosso alla polizia sabato scorso per entrare con la forza in piazza Fontana dove si tenevano le celebrazioni del 40esimo anniversario della strage. Per loro è in vista l’invio dell’informativa in Procura. Già identificati anche i primi presunti responsabili della "schedatura" di poliziotti e funzionari presenti in quell’occasione, le cui foto sono state diffuse via Internet. Si tratterebbe di persone vicine alla sinistra antagonista che avrebbero preso a modello l’ iniziativa diffusa con il titolo di ’caccia allo sbirrò realizzata a Bologna. Potrebbero rispondere di istigazione a delinquere. La polizia chiederà anche di valutare l’applicazione di un provvedimento di oscuramento del sito promotore. Anche nel frangente del comizio di domenica, quello dove è stato ferito il presidente del Consiglio, identificazioni e ipotesi di reato sarebbero già state inviate alla Procura per quanto riguarda almeno i promotori della accanita protesta avvenuta sotto il palco durante il discorso di Berlusconi.

Contestatori infiltrati Ad agire era stato un gruppo di contestatori che si erano infiltrati con bandiere di Forza Italia e che ora rischiano l’accusa di manifestazione non autorizzata. E a dover render conto delle loro affermazioni sono stati anche i due fratelli che avevano rivelato a Striscia la Notizia di aver dato l’allarme a un poliziotto prima dell’aggressione al premier, e di non essere stati ascoltati. Alla Digos i due (uno dei quali ha alcuni precedenti) hanno fornito una versione parzialmente modificata, asserendo che avevano sì detto a un agente in servizio in piazza che c’era un uomo che manifestava intenzioni pericolose, ma di non aver mai detto che si trattasse di qualcuno che voleva attentare all’incolumità di Berlusconi.

Questo, secondo gli investigatori, non cambia la negligenza dell’atteggiamento, ma ne ridimensiona di molto gli effetti.

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