Politica

Una terza cellula è già pronta a colpire la City

Non ha legami con gli altri terroristi e ha già in mano l’esplosivo. La mente? Saudita

Gaia Cesare

Vogliono provarci di nuovo. Tentare di mettere Londra in ginocchio con un terzo attacco coordinato che faccia saltare definitivamente la capacità di reazione che la città ha conservato anche dopo gli attentati del 21 luglio. I terroristi islamici intendono colpire ancora, con modalità simbolicamente identiche a quelle utilizzate il 7/7 e due settimane dopo. Una minaccia «specifica», un incubo che pesa sul collo della metropoli e i cui retroscena sono stati svelati ieri dal Sunday Times, sulla base di indiscrezioni giunte da Scotland Yard: una terza cellula sta lavorando per scatenare una nuova ondata di attentati contro la metropolitana londinese e altri obiettivi «soft», come treni, bus e altri mezzi di trasporto. Il commando, in possesso di esplosivo, sarebbe indipendente dagli altri già entrati in azione, ma ha legami con alcuni dei terroristi protagonisti dei precedenti attacchi.
A fermarli, finora, è stato il possente dispiegamento di agenti nella capitale, oltre seimila nell’operazione di sicurezza più vasta che il Regno Unito ricordi dalla Seconda guerra mondiale. Perché i nuovi aspiranti kamikaze intendevano colpire già il 28 luglio, ancora una volta di giovedì, ancora una volta in maniera simultanea.
Londra, insomma, stenta a tornare all’indifferente frenesia di sempre e Scotland Yard non si lancia in rassicurazioni, conferma anzi che il pericolo è ancora alto. Ieri è scattata una nuova ondata di arresti, sette in tutto, compreso quello di una donna, a Brighton, la nota località balneare sulla costa meridionale del Sussex. Tutti i fermi sarebbero legati ai falliti attentati del 21 luglio.
Mentre il cerchio si è stretto sugli esecutori materiali degli attacchi, è soprattutto sulle menti della strage e della tentata strage di luglio che si concentra l’attenzione. Come ha rivelato ieri il Daily Telegraph, l’antiterrorismo britannico, in collaborazione con le autorità di Riad, starebbe battendo la pista saudita, dopo le rivelazioni del cittadino inglese di origine etiope arrestato venerdì a Roma. Poco prima di essere catturato nell’appartamento del fratello, Hamdi Isaac avrebbe infatti contattato un personaggio finora sconosciuto nel regno wahabita. E ieri il direttore del Centro nacional de intelligencia (Cni) spagnolo, Alberto Saiz, ha confermato al quotidiano El Pais la convinzione che dietro gli attacchi londinesi ci sia «una direzione superiore» esterna che porterebbe a Bin Laden. Una circostanza che marca la differenza - ha precisato Saiz - rispetto agli attacchi compiuti a Madrid ed organizzati ed eseguiti da «qualcuno da dentro», collegato solo indirettamente ad Al Qaida.
Intanto, mentre il Regno Unito impiega le migliori risorse per fermare i kamikaze e prova al tempo stesso a tutelare i diritti civili della numerosa comunità islamica che vive nel Paese, il presidente pakistano Musharraf punta il dito contro la Gran Bretagna e la definisce «paradiso sicuro» degli estremisti.

Duro affondo ai vertici del governo di Londra: «Avrebbero dovuto fare ciò che chiedono a noi di fare, mettere al bando gruppi terroristici come abbiamo fatto noi».

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