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Il tifo s’infiamma, ma non in curva Ora l’ultrà emigra in montagna

Pinzolo (Trento)Alta tensione. A luglio. Quando, fino a qualche anno fa, i tifosi di tutta Italia sognavano salvezze facili, piazzamenti Uefa e magari Champions League da vincere. Adesso, invece, trionfa l'insoddisfazione. Alta insoddisfazione: fin dai ritiri estivi delle squadre, fin dai primi giorni di lavoro. A Roma, sponda giallorossa, hanno cominciato addirittura prima: snervati dalle mille voci sulla cessione della società, il 30 giugno scorso circa 500 tifosi hanno manifestato sotto la sede dell'Unicredit, ritenuta la causa principale della mancata cessione della società a Vinicio Fioranelli. Mica si sono fermati lì, è chiaro: una volta cominciato a contestare, si va avanti fino a quando si parte per il mare. O, magari, si parte per la montagna e si va a manifestare il proprio dissenso: così, ieri, scritte contro la dirigenza della Roma sono comparse anche nel ritiro di Riscone di Brunico, provincia di Bolzano. «Meno azionisti, più romanisti», «Bruno Conti, pony con i paraocchi» e il solito «Rosella Vattene». Le scritte sono state poi rimosse, ma la sostanza non cambia: poco importa, ai contestatori di qualunque latitudine, che manchi ancora più di un mese e mezzo alla fine del mercato e che quindi i sogni possano prendere corpo sulla spinta di un acquisto azzeccato, magari a basso costo.
Anche a Milano, sponda rossonera, hanno visto le loro: ceduto Kakà, il primo giorno di lavoro è stato snobbato dalle grandi folle e chi si è preso la briga di andare ad accogliere Leonardo e i suoi lo ha fatto per contestare Galliani: fumogeni, cori ostili e avanti di questo passo. E chi se ne importa se per una volta l'attenzione maggiore viene riposta ai conti societari: l'importante è sbraitare il proprio disaccordo. Accadrà quasi certamente anche oggi a Firenze, primo giorno di raduno dei viola: la cessione di Felipe Melo alla Juventus per la bella cifra di 25 milioni di euro - con una plusvalenza di 16 milioni rispetto a dodici mesi fa, quando il giocatore venne prelevato dall'Almeria - non è andata giù ai tifosi più caldi. Poco importa che Corvino sia un mago del mercato e che abbia promesso che tutti i soldi incassati dalla Juve saranno reinvestiti per potenziare la squadra: non basta nemmeno quello. L'insoddisfazione regna sovrana, la pazienza non esiste più e nemmeno la voglia di sognare.
Poi c'è anche chi cambia idea nello spazio di quaranta giorni. Succede in casa Juve, dove lo scorso 31 maggio Blanc e Secco venivano mandati a quel paese ogni trenta secondi nell'ultima partita di campionato contro la Lazio. Oggi, dopo avere vestito di bianconero Diego e Felipe Melo spendendo cinquanta milioni, i due sono stati osannati a Pinzolo facendo il pieno di applausi: potere dei soldi, punto e basta. Chi spende ha sempre ragione, chi butta un occhio al bilancio fa la figura del fesso: l'anno scorso proprio la Juve era stata accusata dai suoi sostenitori di avere il braccino e di non meritare altro se non insulti. Insulti che comunque si sentono tuttora se si pensa a come parte della tifoseria attende l'arrivo di Cannavaro, «traditore e mercenario»: «Non capisco questo atteggiamento - ha detto ieri Sissoko -. Se uno ama la sua squadra, ama tutti i suoi giocatori e non contesta un singolo. Però Fabio è grande e vaccinato, saprà come comportarsi. Nei vostri stadi, comunque, succedono cose strane: basti pensare a Balotelli e a certi cori razzisti.

Inaccettabili, davvero: ma certa gente si rende conto che dentro gli stadi ci sono anche tanti bambini?».

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