Roma

Tolti 84 milioni di euro alle Asl

Tolti 84 milioni di euro alle Asl

Antonella Aldrighetti

Sanità «sprecona»? Si rimedia subito provvedendo, con gli opportuni tagli di spesa, per «morigerare» il comparto finanziariamente «più scoperto» dell’intero sistema sociopolitico dell’occidente civilizzato. Ma non andiamo troppo in là con i confini: la giunta Marrazzo ha piena potestà solo nel nostro territorio dove andrà appunto, a operare i tagli. Ed ecco saltare fuori dal cappello dell’assestamento di bilancio la manovra finanziaria per «epurare» di 84 milioni di euro le Asl. Un provvedimento «cesoia» che appare necessario e improrogabile, almeno a leggere le scartoffie del rendiconto «assestato» del 2005 per correggere un disavanzo di 430 milioni di euro. Che, a sentire l’assessore al Bilancio, Luigi Nieri, devono essere sanati assieme ad altre mancanze. Quali? «Altri 426 milioni di scoperto, un problema tecnico che verrà discusso in commissione lunedì prossimo e poi venerdì successivo con le parti sociali dopodiché - precisa Nieri - verranno presi in esame gli emendamenti che proporrà il Consiglio». Ma che suona quasi come una «mozione» di scuse quando aggiunge che «un ruolo importante viene assunto dal rendiconto che verrà prodotto a fine anno. Senza dimenticare che sarà il Dpef a fissare le future linee guida». Cenno che fa presagire quanto si stia «navigando a vista» perché la discussione «preventiva» non tiene conto di quali sono state in 5 anni di giunta Storace le operazioni correttive. Facciamo un passo indietro: Storace ha ereditato dal suo predecessore, Piero Badaloni, 7.400 miliardi di lire (3,8 miliardi di euro) di debito sanitario, peraltro iscritto fuori bilancio. Da sommare c’erano ulteriori 2.000 miliardi (1 miliardo circa di euro) di disavanzo corrente. In 5 anni senza operare alcun tipo di manovra fiscale a danno dei contribuenti, il debito è stato ridotto a 430 milioni di euro. Una cifra iscritta a bilancio con nessuna posta residua appesa fuori. Calcolatrice alla mano è pressoché scontato che l’opposizione, ex maggioranza di governo, inizi già a tirare calci perché non ci sarebbe nessuna correzione per fare «cassa». «Che sia il San Camillo all’Inail o qualche altro manufatto - chiosa Bruno Prestagiovanni di An dopo un serrato dibattito in commissione Bilancio - questo ce lo dovranno spiegare: non c’è all’orizzonte nessuna operazione per ripianare il debito. Lo testimonia pure il fatto che il presidente della commissione Claudio Mancini ha convenuto con noi di non procedere alla votazione del provvedimento». Dove l’astensione dall’alzata di mano fa spirare aria di crisi tra gli ulivisti? «Con la mancata approvazione di questa mattina in commissione è fallito il primo tentativo della maggioranza di accordo sulla manovra di assestamento del bilancio - risponde il capogruppo di Forza Italia Raffaele D’Ambrosio -.

Alle evidenti lacune in materia di risorse si somma la mancata ottemperanza dell’obbligo alla formazione dei programmi economico-finanziari». Curioso che la maggioranza non trovi accordo neppure sulle procedure da seguire a due mesi, ormai, dall’insediamento.

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