Tori Amos, regina del rock fra sensualità e peccato
5 Luglio 2005 - 00:00Questa sera a Villa Erba di Como concerto acustico della star Usa
Antonio Lodetti
Nel sempre più agguerrito mondo del rock al femminile Tori Amos si è ritagliata uno spazio di tutto rispetto, coniugando rock, canzone dautore e successo. Tori piace, soprattutto ai fan duri e puri, quelli che amano il rock impegnato e senza troppi fronzoli. Fragile e al tempo stesso grintosa, ora selvaggia ora raffinata, a tratti minimalista a tratti cantautrice dalle mille sfumature sonore, torna stasera dalle nostre parti - a Villa Erba di Como - per un concerto acustico del tour Original Sinsuality, il primo giro di concerti, dal 2001, in cui Tori si presenta sul palco sola, accompagnata dal pianoforte e dallorgano.
Il brano (in cui la parola «Sensuality» è trasformata dal «Sin» che significa «peccato») fa parte di The Beekeeper, ultimo cd dellartista del North Carolina. The Beekeeper è un disco vissuto, fatto di ballate colorite e a tratti immediate (ci sono i ritmi dellHammond B3 di Tori e il corposo accompagnamento vocale del London Community Gospel Choir) e dai testi particolarmente ispirati. «È un disco che parla di vita vissuta, che cerca la verità attraverso storie di tutti i giorni - dice la Amos -, in un mondo in cui è sempre più difficile distinguere il vero dal falso, la realtà dallapparenza».
Superati di slancio i quarantanni i suoni di Tori Amos sono meno duri e asciutti del solito, il che non significa che si sia convertita a sonorità più morbide o modaiole. Anzi, continua a scavare nei sentimenti cercando di andare sempre più in profondità. Le sue canzoni non sono solo aggressività, sensualità e carica eversiva (chi non ricorda il modo in cui aggredisce il piano, girandosi verso il pubblico a gambe aperte, roteando il bacino e la testa come in una preghiera pagana?) sono un esame di coscienza in cui ci riflettiamo un po tutti.
«Dicono che sono trasgressiva - si difende - ma gli americani sono bigotti e hanno grossi problemi col sesso. Io sul palco do tutta me stessa». Non male per la figlia di un pastore battista e di un indiano Cherokee che ha persino studiato al Conservatorio. Ma lei scappa presto dagli studi classici, iniziando a suonare con nel cuore il vigore dei Led Zeppelin e la raffinatezza cantautorale di Joni Mitchell e Kate Bush, cui agli esordi viene spesso paragonata.
Soprattutto per il suo primo album, quel tormentato Little Earthquakes, con brani autobiografici come Me and a Gun (la canzone in cui narra un tentativo di violenza subita quando suonava nei locali minori) che è a tuttoggi la vetta insuperata del suo percorso artistico.
Daccordo, prima cerano stati esperimenti come Y Kant Tori Read, un disco vicino allhard rock (nellalbum cera Matt Sorum, poi nei Cult e nei GunsnRoses), ma è Little Earthquakes (con brani come Silent All These Years e Winter) che la portano in testa alle classifiche mondiali. Poi arrivano Under the Pink più riccamente arrangiato; lintrospettivo Boys From Pele mistico e un po sperimentale; From the Choirgirl Hotel dai colori forti; il doppio (metà dal vivo metà in studio)To Venus and Back; Strange Little Girls con cover di brani di Neil Young e John Lennon; Scarlets Walk, viaggio on the road attraverso lAmerica per riscoprire le sue radici musicali e umane.
«Ho ricominciato ad apprezzare lAmerica di provincia per riprendere contatto con la mia terra».
E lo fa anche con le parole; con la biografia-intervista La danza dellanima (Piece By Piece) presentata ieri alla Feltrinelli.
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