Letteratura

Vallortigara e i cervelli dei polli "nati imparati"

Il neuroscienziato: fra gli animali c'è chi esce dall'uovo ed è più intelligente degli adulti umani

Vallortigara e i cervelli dei polli "nati imparati"

C'è un elemento, nell'ultimo saggio di Giorgio Vallortigara, ma in tutte le sue ricerche ormai decennali, che è abbastanza sconvolgente, e non voglio perdere occasione per una mia riflessione che metterà in difficoltà tutti, incluso lo stesso Vallortigara (o meglio non lui, ma un piccolo dettaglio potrebbe essere un assist a alcuni fanatici che attaccano i suoi fondamentali esperimenti).

Per chi non lo conoscesse, Vallortigara è uno dei più importanti neuroscienziati di fama internazionale, orgoglio in questo campo del nostro Paese, tanto da ricevere milioni di euro ogni anno dall'Unione Europea per portare avanti i suoi studi al laboratorio di neuroscienze all'Università di Trento, di cui è stato direttore (e in sostanza ancora lo è).

Il libro di cui vi parlo è uscito prima per il prestigioso Mit, ha suscitato dibattiti negli Stati Uniti e in tutto il mondo scientifico, e applausi di scienziati come Franz de Waal e Steven Pinker. Il titolo originale è Born Knowing, che potremmo tradurre in «Nati imparati», ma Adelphi ha scelto un titolo adelphighetto: Il pulcino di Kant. Potete leggerlo tutti senza difficoltà, perché Vallortigara è un eccezionale divulgatore (cercate anche le sue conferenze su Youtube, sono una droga).

Perché Vallortigara studia i cosiddetti mini-cervelli (insetti e uccelli)? Perché attraverso lo studio dei mini-cervelli è possibile comprendere meglio come funzionano tutti i cervelli, incluso il nostro (d'altra parte veniamo tutti da un unico antenato in comune). Esattamente come un fisico per capire la struttura dell'universo studia le particelle elementari. Il volume è una sintesi del lavoro del team di Vallortigara negli ultimi anni, ma anche qui: perché i pulcini? Perché è una specie appunto born knowing, nata imparata. Come scoprirete leggendo, i pulcini appena nascono, cioè appena escono dall'uovo, possiedono già conoscenze di fisica intuitiva, sono capaci di contare, e anche di riconoscere predatori e pericoli. Proprio così, appena nati.

Cosa c'è di così sconvolgente? Anzitutto, con buona pace del mito del buon selvaggio, la mente non è una tabula rasa, ma c'è una base biologica che aspetta solo di essere attivata, e nei pulcini si attiva subito. In altri animali molto più tardi, per esempio negli esseri umani. Ve la dico brutalmente: non potreste mai fare alcun test che un pulcino supera appena uscito dall'uovo a un neonato umano, dovreste aspettare mesi, quando non anni. Un essere umano, appena nato, non capisce pressoché un tubo (Vallortigara non direbbe mai così, ma il succo neuronale è questo), perché deve ancora svilupparsi.

Se parliamo di coscienza, quindi, e ne vogliamo parlare in termini oggettivi, e non metafisici, un pulcino è molto più cosciente di un neonato della nostra specie (il che pone qualche domanda agli antiabortisti riguardo le loro argomentazioni biologiche). Vallortigara non si spinge a tanto, per non sollevare un polverone, ma lo sollevo io perché è il mio mestiere (altrimenti mi annoio, e anche perché tutti se la prendono sempre con me e non con lui?).

Così come Vallortigara va a braccetto con le femministe (o meglio alcune note femministe si fanno belle con lui), che però non hanno letto, temo, i suoi studi sui cervelli maschili e femminili con le rispettive differenze genetiche (senza per questo nulla togliere o aggiungere in termini di intelligenza a un sesso o all'altro, ma senza neppure fingere che non vi siano differenze e predisposizioni innate tra i sessi).

Ultima considerazione: Vallortigara ha dimostrato che quella che chiamiamo coscienza è una proprietà che hanno tutti gli altri animali, e nel definirla, attraverso esperimenti sulle varie esperienze di ogni specie, ne viene fuori che nessuna specie è esente anche da quella sfera del cervello che produce le emozioni, a noi tanto care. Sapete chi ce l'ha con i neuroetologi come Vallortigara? Gli animalisti. C'è una conferenza bellissima che trovate in rete in cui una ingenua ragazza alla fine pone una domanda: «Ma la mente degli animali viene danneggiata in seguito a questi esperimenti?». Vallortigara, impassibile: «La mente, ossia il cervello intende? Ovviamente sì» e segue spiegazione di come l'animale vada sacrificato per poterne analizzare le attività neuronali al microscopio dopo averne fatto il cervello a fettine. «Non c'è altro modo?» chiede la ragazza. «No». «Davvero, è così?». «È così».

Quello che intendo dire è che paradossalmente gli animalisti (che io chiamerei altranimalisti, perché appunto siamo tutti animali, gli animalisti sono inconsapevolmente antropocentrici) potrebbero usare contro Vallortigara i risultati dei suoi stessi studi. Senza ovviamente comprendere quanto tali studi siano fondamentali per comprendere chi siamo quando parliamo della nostra coscienza, e anche delle nostre conoscenze: la nostra essenza più intima è pura, spietata biologia. Che vi devo dire di più. Leggete il libro, è bellissimo, interessantissimo, illuminante, e per il resto inutile prendersela tanto.

È così.

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