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Le prediche di Ratzinger sulla Pasqua: perché è più importante del Natale

Benedetto XVI, prima e dopo l'elezione, ha scritto molto sul mistero pasquale ed ha spiegato perché rappresenta il fondamento della fede cristiana

Le prediche di Ratzinger sulla Pasqua: perché è più importante del Natale

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Forse chiedere ad un cristiano se sia più importante la Pasqua o il Natale è un po' come chiedere ad un bambino se preferisce la mamma o il papà. Tuttavia, nel primo caso la risposta è meno sofferta. Per la Chiesa cattolica, infatti, la Pasqua è il momento più importante di tutto l'anno liturgico. Il perché lo ha spiegato Benedetto XVI in un'omelia del 2011 pronunciata proprio in vista del Natale. Il Pontefice tedesco spiegò in udienza generale che "l’Incarnazione e la nascita di Gesù ci invitano già ad indirizzare lo sguardo verso la sua morte e la sua risurrezione" e che "la Pasqua la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando la gloria dell’Uomo-Dio splende come la luce del giorno". Persino la nascita di Cristo, dunque, non può essere capita se non "alla luce dall’intera opera redentrice, che trova il suo vertice nel Mistero Pasquale".

La Pasqua e Ratzinger

Alcune delle pagine più belle di Joseph Ratzinger sono relative al Mistero Pasquale. Sembra quasi non casuale che l'"umile servo nella vigna del Signore" sia nato proprio un Sabato Santo, il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn e che fu battezzato sempre nel villaggio della Bassa Baviera il giorno successivo, con l'acqua benedetta nella celebrazione della Veglia. Una coincideza mai dimenticata da Benedetto XVI che nella sua autobiografia confessò: "personalmente sono sempre stato grato per il fatto che, in questo modo, la mia vita sia stata fin dall'inizio immersa nel mistero pasquale, dal momento che non poteva che essere un segno di benedizione".

In una delle sue tante riflessioni cristologiche, Ratzinger ci teneva a far notare che "la chiarezza e la gioia che per la gran parte di noi sono unite al pensiero della Pasqua, non può cambiare nulla del fatto che il contenuto profondo di questo giorno sia per noi molto più difficile da comprendere rispetto a quello del Natale". In effetti, è inevitabile che per l'uomo sia più comprensibile una nascita di una resurrezione. Ci si immedesima nel Gesù bambino che nasce con accanto una famiglia, mentre risulta più difficile farlo per il Gesù solo che muore in croce e poi risorge. Quest'aspetto della Pasqua viene presentato così dal teologo Ratzinger: "Egli non ci segue più, ci precede invece e regge la fiaccola all'interno di un'estensione inesplorata per farci coraggio, per seguirlo. Ma dal momento che noi possiamo conoscere ora solo ciò che è al di qua della morte, non possiamo collegare nessuna delle nostre esperienze a questa notizia". Proprio questo qualcosa di cui non abbiamo esperienza e che conosciamo tramite il Vangelo, diventa il fondamento stesso della fede cristiana e dunque origine della Chiesa. Negli anni del suo pontificato, Benedetto XVI ha più volte ammonito che il cristianesimo non è una religione solamente spirituale così come non è un fatto soggettivo e questo è grazie ai sacramenti. Nei sacramenti il cristiano riconosce la possibilità dell'intervento divino che trasforma chi li riceve con il suo potere. Il peso della vita sacramentale ricorda la centralità della Settimana Santa nella vita di fede: "dal cuore crocifisso del Signore scaturisce la fonte viva dei sacramenti; il chicco di grano morente diviene spiga", scrive Ratzinger nel suo "Guardare al Crocifisso" (Jaka Book).

La Chiesa e la crisi

Questa convinzione era alla base dell'ottimismo di Benedetto XVI sul futuro della Chiesa, nonostante la sua consapevolezza sul periodo di crisi in cui è entrata a suo dire dal 1968 in poi insieme alla società tutta. Nell'omelia della Veglia pasquale del 2009, ad esempio, il Papa tedesco spiegava che "da quando Cristo è risorto, la gravitazione dell’amore è più forte di quella dell’odio; la forza di gravità della vita è più forte di quella della morte" accostando questa certezza alla situazione della Chiesa, anche odierna. Disse Benedetto XVI: "sempre c’è l’impressione che essa debba affondare, e sempre è già salvata. San Paolo ha illustrato questa situazione con le parole: 'Siamo … come moribondi, e invece viviamo'. La mano salvifica del Signore ci sorregge, e così possiamo cantare già ora il canto dei salvati, il canto nuovo dei risorti: alleluia!". Ratzinger, inoltre, era affascinato dai simboli che esprimevano il significato del Mistero Pasquale, in particolare la luce che è luce divina in grado di squarciare le tenebre della morte con la resurrezione. Riflettendo sulla circostanza della sua nascita proprio nel giorno del Sabato Santo, Ratzinger scrisse nella sua autobiografia: "quanto più ci penso, tanto più mi pare una caratteristica della nostra esistenza umana, che ancora attende la Pasqua, non è ancora nella luce piena, ma fiduciosa si avvia verso di essa".

Passare dalla morte alla vita, come ha fatto Cristo e come ricorda il Mistero Pasquale: questa era per Ratzinger la vera sfida dell'essere cristiani.

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