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Lingua, prodotti tipici, agiografia, natura: 5 peculiarità insolite della Calabria

Dalla biodiversità alla geologia, passando per l'agiografia e la linguistica: la Calabria è una terra piena di curiosità di ogni tipo che si rivelano al turista in tutta la loro bellezza

Curiosità sulla Calabria: 5 cose che non sapevi
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La Calabria è una terra ricchissima di curiosità. A partire dal nome. Ai tempi di Virgilio, per esempio, Calabria era il nome della Terra d’Otranto: è a questa, nello specifico a Brindisi, che si riferiva l’epitaffio del poeta epico quando scrive “Calabri rapuere” (“mi rapì la Calabria”). E allora come si chiamava la Calabria?

Ben prima di Virgilio, circa nel XV secolo a.C., il territorio prendeva il nome di Italia: così l’avevano chiamata i primi profughi sbarcati sul territorio, poiché abitato dagli Itali. Ai tempi di Virgilio invece la Calabria si chiamava Bruttium, dalla popolazione dei Bruzi. Qui di seguito elenchiamo alcune delle curiosità più interessanti sulla Calabria, ma ce ne sono molte altre.

Il pino loricato

Alberi Calabria

Nel Parco nazionale del Pollino si trova una biodiversità molto interessante, all’interno della quale spicca il pino loricato. Si tratta di una specie di albero che si trova anche nella parte più occidentale dell’Est Europa, dalla Bulgaria ai Balcani e in Grecia: resiste al freddo e al vento, e per questa ragione può proliferare anche sull’Appennino. Si legge sul sito del parco del Pollino: “Il Pino loricato, testimone della storia geologica del Parco è un prezioso elemento balcanico. Il Pino Loricato è la specie più rilevante del Parco del Pollino una importante presenza si rileva soprattutto sui monti dell’Orsomarso, sul monte Alpi, e sul monte La Spina, ed è il simbolo del Parco. Il Pino Loricato vive al di sopra della fascia vegetazionale, ha una crescita molto lenta e si adatta a qualsiasi condizione climatica. La sua corteccia è caratterizzata da grandi placche grigio-cenere di forma poligonale che assomiglia quasi a una corazza da qui il nome ‘Loricato’”.

Il bergamotto

Bergamotto

Non bisogna farsi ingannare dal nome: il bergamotto è un prodotto tipico fin dal XVIII secolo della provincia di Reggio Calabria, che da sola rappresenta oltre i tre quarti della produzione mondiale di questo agrume. Le leggende su come sia arrivata la pianta in questo lembo d’Italia sono molte: secondo alcuni l’origine sarebbe turca e il nome significherebbe “pero del signore”, per altri l’origine è greca e l’albero proverrebbe da Pergamon, ovvero Troia. Una leggenda racconta che Cristoforo Colombo abbia portato il bergamotto dalle Canarie alla città di Berga in Spagna, e poi da lì sarebbe giunto in Calabria.

Le enclavi linguistiche

In tutta Italia esistono delle enclavi linguistiche che risultano insolite rispetto alle lingue e ai dialetti di substrato e superstrato presenti nel territorio. In Calabria queste enclavi sono diverse. A Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza, per esempio, si parla occitano - l’evoluzione moderna dell’antica lingua d’oc - in Bovesia si parla greco, mentre in vari luoghi della regione ma soprattutto a Civita, anche questa in provincia di Cosenza, si parla una sorta di albanese “cristallizzato”, l’Arbëreshë. A differenza dell’albanese parlato oggi in Albania infatti, l’Arbëreshë non è soggetto alle innovazioni che riguardano le aree centrali di uno sviluppo linguistico, ma rappresenta un’area periferica molto conservativa, e quindi risulta più simile all’albanese medievale che a quello contemporaneo.

La colonna bruciata

Reggio Calabria

A Reggio Calabria esiste una leggenda che affonda le sue radici nella fede cristiana. La leggenda racconta di san Paolo che, giunto qui su una nave per poi essere trasportato a Roma, incarcerato e martirizzato, capitò nel bel mezzo dei festeggiamenti pagani in onore di Diana Fascelide. Non volle esimersi neppure in quel contesto dalla sua opera di evangelizzazione e, benché cercarono di fermarlo, chiese di poter predicare il Vangelo per la durata della fiamma di una candela posta su una colonna. Gli astanti furono conquistati dalle parole del religioso, tanto che non si accorsero che anche la colonna, dopo che la cera si fu consumata, aveva preso fuoco, illuminando così il volto del santo. Si dice che da allora Reggio Calabria sia divenuta una città cristiana.

Le Valli Cupe

La riserva naturale Valli Cupe di Sersale è davvero un luogo magico, soprattutto per coloro che amano le escursioni e la natura. Non tutti i percorsi sono sempre accessibili, perché, soprattutto in alcune stagioni dell’anno, possono diventare molto pericolosi, ma consultando il sito ufficiale si può prendere contatto per una visita. Tra le molte cose speciali in questa riserva naturale c’è una complessa diversità geologica, tra cui si annoverano le gole di Barbato, i monoliti Petra Aggìallu e Misorbo, e soprattutto il canyon Valli Cupe, che sarebbe tra i più profondi di tutta Europa, anche se in questo luogo è inoltre particolarmente interessante la biodiversità. “Il Canyon Valli Cupe - si legge sul sito - unico in Italia per caratteristiche geomorfologiche, si presenta con pareti tagliate verticalmente, inaccessibili e aspre, con profilo spesso ricco di una miriade di piccoli anfratti scavati dagli agenti atmosferici, regno esclusivo degli uccelli che qui nidificano in gran copia.

Scavato in conglomerato poligenico in matrice di arenaria, è da considerare - per natura geologica e limitatamente all’Europa - una formazione alquanto rara”.

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