Controcultura

Vidal, da romanziere abbonato allo scandalo a «biografo» degli Usa

A tre anni dalla morte dello scrittore americano, una biografia ripropone la complessa personalità di Gore Vidal. Every Time a Friend Succeeds Something in Me Dies: The Life of Gore Vidal, (Londra, edizioni Little, Brown, pagg. 460, sterline 25) di Jay Parini, ne tratteggia un ritratto punteggiato di ricordi personali che spesso rivelano il Vidal più vulnerabile e caustico, lo scrittore dissacrante e polemico che trascorse la vita in guerra con gli altri, senza mai risparmiare se stesso. I suoi furiosi litigi con Norman Mailer e le ostilità con Truman Capote sono passati alla storia, come i feroci dibattiti televisivi negli anni Sessanta con William F. Buckley. Ma se cedeva alle lusinghe della televisione per l'eco pubblicitaria e per raggiungere il grande pubblico, la scrittura in solitudine era il suo mondo. Nipote di un senatore dell'Oklahoma, fiero isolazionista, aveva ricevuto una solida formazione culturale sui libri di storia romana e americana della biblioteca del nonno. A 23 anni Vidal aveva già scritto La statua di sale (1948) in cui descriveva la fobia degli americani per l'omosessualità e che gli ottenne grandi consensi, preludio al romanzo satirico sul gioco dei sessi Myra Breckinridge di vent'anni dopo, due milioni di copie in un mese, tradotto in quindici lingue. Ma fu con Il giudizio di Paride nei primi anni Cinquanta che doveva trovare la sua vera voce. Da quel momento, l'uomo che amava uno stile di vita opulento e le residenze fastose che il suo narcisismo riteneva di meritare, e che culminarono nella splendida villa sulla costiera amalfitana, La Rondinaia a Ravello, fu un vulcano in costante eruzione, scrisse importanti e incisive biografie quali Lincoln, e tradusse la propria delusione verso gli Stati Uniti nei sette romanzi Narratives of Empire sul passaggio da repubblica a impero. Negli ultimi anni, prima del declino e della morte solitaria nella sua casa di Hollywood nel 2012, continuò a scrivere ma l'urgenza era svanita, le dinamiche dei media erano cambiate oltremisura, le celebrities si affermavano al posto degli intellettuali, ma fu sempre attivo conferenziere nelle università di Harvard e Berkeley. Si considerava ormai soltanto uno storico con la missione di spiegare come la promessa della giovane repubblica americana si fosse trasformata in un'oligarchia, deridendone le pretese democratiche.

In definitiva, con l'occhio freddo di un moderno Svetonio fu il biografo di una nazione, alzando lo specchio davanti a chi fosse pronto a non chiudere gli occhi per scansarne la rifrazione.Aridea Fezzi Price

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