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"Basta smart working per Twitter". Elon Musk vuole tutti in ufficio

Elon Musk dice revoca lo smart working, cancella i giorni liberi e detta l’agenda degli introiti. E all’orizzonte si addensano le nubi dell’amministrazione Biden

"Basta smart working per Twitter". Elon Musk vuole tutti in ufficio

Elon Musk ha scritto un’email a tutti i dipendenti rimasti avvertendoli della fine dello smart working ed esigendo che ognuno lavori in ufficio almeno 40 ore a settimana.

La notizia è stata data da Bloomberg che ha potuto leggere la circolare interna, nella quale il patron di Twitter dà la chiara impressione di volere ridisegnare l’organizzazione dell’azienda. Cancellati fino a nuovo ordine i giorni liberi ed eventuali giornate di lavoro in remoto devono essere autorizzate dallo stesso Musk.

Una condotta quasi draconiana che cozza contro quella della vecchia dirigenza della piattaforma di microblogging che aveva persino ridotto gli spazi degli uffici, sostenendo che lo smart working fosse un successo. Idea peraltro condivisa da altri giganti quali Amazon, Meta e Salesforce.

Segnali di nervosismo

Musk chiama tutti a raccolta, la situazione è poco chiara e lo diventa ancora meno in prospettiva futura, tra aumento del numero di utenti, fuga degli inserzionisti e la politica degli abbonamenti che sta diventando tema di discussione fuori e dentro l’azienda. Fare pagare 7,99 dollari al mese per le spunte blu toglie affidabilità alla piattaforma e le politiche proibizioniste attuate dal patron di Tesla gettano benzina sul fuoco.

Il sistema delle spunte blu, che fino a pochi giorni fa certificava che l’utente fosse davvero chi diceva di essere, è ora aperto a chiunque sia disposto a pagare e questo non contribuisce a fare chiarezza, considerando anche che Twitter è diventata con il tempo una piattaforma di citizen journalism, veicolando notizie scritte da chi stava vivendo eventi in tempo reale, così come è successo per esempio durante le proteste in Iran nel 2009.

Musk ha inoltre cambiato di colpo politica sugli account parodia che, in prima istanza almeno, sarebbero stati bloccati soltanto in casi limite e dopo un avvertimento bonario. Da quanto, in segno di protesta, molti utenti hanno cambiato il loro nick name in “Elon Musk” per diletto o per protesta, è stata introdotta la regola secondo la quale gli account parodia possono essere bloccati immediatamente e senza gli avvertimenti di rito.

Per molti utenti si tratterebbe di un limite a quella libertà di parola per la cui difesa Musk, sempre stando alle sue parole, avrebbe sborsato la cifra di 44 miliardi di dollari per acquistare Twitter.

Fare quadrare i conti

È il mantra che Musk sta diffondendo in ognuno dei reparti aziendali: occorre monetizzare e diventare profittevoli. Una missione tutt’altro che semplice, considerando l’attendismo degli inserzionisti e la confusione che sembra regnare indisturbata. Mentre il nuovo proprietario di Twitter invoca introiti Carlsberg, Volkswagen e General Motors (solo per citare alcuni dei marchi più noti) hanno sospeso le rispettive campagne pubblicitarie in attesa di capire come evolveranno gli eventi.

Il presidente Usa vuole capire

Durante una conferenza stampa il presidente Usa Joe Biden ha detto che i rapporti di Elon Musk con l’estero devono essere oggetto di attenzione, specificando che

non ci sono particolari timori ma che sarebbe inopportuno non valutare la situazione nel suo insieme, considerando da una parte il raggio di estensione di Twitter e dall’altra i satelliti Starlink che comportano rapporti con l’estero.

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