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L'importanza del blocco azzurro per lo scudetto interista

Spesso tacciata di esterofilia eccessica, la Beneamata ha trionfato anche grazie ad una solida compagnia di italiani che si sono resi indispensabili

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Quante volte, specie in epoca morattiana, l'Inter veniva dileggiata da coloro che l'additavano come hub principale per i giocatori stranieri? Certo, nel mucchio selvaggio arrivavano i Ronaldo e i Recoba, ma pure i Vampeta e i Gabigol. Troppo spesso - specialmente in epoca morattiana - alla Beneamata veniva imputato di lasciarsi sedurre da una eccessiva esterofilia, trascurando le risorse interne.

Oggi questo ritornello pare alquanto archiviato. Perché l'Inter che vince lo scudetto va a prendersi la seconda stella salendo (anche) sulle spalle di un blocco made in Italy che sì, adesso ci tornerà parecchio utile per l'Europeo.

Cominciamo da chi non si vede quasi mai, ma c'è. Con un Sommer del genere non c'è stato spazio, ma quando l'hanno chiamato in causa Audero ha saputo rispondere presente, confermandosi un rimpiazzo sul quale è possibile fare affidamento. Poi c'è tutto il blocco difensivo. Nella difesa a tre inzaghiana, Alessandro Bastoni rappresenta un cardine irrinunciabile. Oggi, malgrado una carta di identità ancora lucida, è uno tra i braccetti sinistri più forti d'Europa. Sa difendere e impostare con lo stesso acume, mantenendo sempre alto il livello della contesa.

Quando arrivò, Francesco Acerbi sembrava un rottamato dalla Lazio e, invece, è diventato il centrale inamovibile, il pilastro in grado di addentare qualsiasi opponente con la stessa ferale attitudine, che si tratti del bomber di una squadra di provincia o di Haaland. Il suo tempismo, la pulizia dei suoi interventi, gli anticipi secchi e quel troneggiare costante nei duelli aerei hanno significato moltissimo nelle recenti stagioni interiste.

ACERBI
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Darmian ha sempre goduto di galloni minori rispetto ai primi due, ma anche lui si è piazzato lì, centrale di destra, e cavarlo dalla formazione titolare è diventato quasi impossibile. La BAD, acronimo che potrebbe essere coniato per questo blocco, ha pure costretto Spalletti a rivedere il modulo della nazionale. Come fai a non mettere questi tre davanti a Donnarumma?

I titolari azzurri però non finiscono qui. Due sicuri di una maglia sono Federico Dimarco e Nicolò Barella. Il primo è diventato nel tempo uno dei più formidabili mancini a tutta fascia della serie A: assist, gol, pendolarità. Il secondo ha disputato forse una stagione lievemente sotto il livello sfoggiato un anno fa, ma garantisce un repertorio che manderebbe in estasi ogni allenatore, tra palloni borseggiati, assist e pure qualche rete. Il terzo entra spesso dalla panchina e diventa decisivo. Nell'Inter, come in nazionale, reclama a forza di prestazioni dirompenti una maglia da titolare: con le sue incursioni ad alta percentuale realizzativa, Davide Frattesi è un tuttocampista di lusso.

Menzione d'onore per Stefano Sensi, troppo sfortunato negli ultimi anni.

Sarebbe stato lo stesso senza di loro? Niente affatto. Mezza Inter che si cuce lo scudetto sulla maglia è fatta da questi ragazzi qua.

Anche mezza Italia, a giugno.

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