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Tagli alla sanità: come combattere gli sprechi per lenire gli effetti

Lo stato delle casse pubbliche obbliga il governo a operare tagli alla sanità. Per lenire gli effetti delle scarse finanze occorre limitare gli sprechi che mangiano milioni di euro ogni anno con ricadute su tutti i cittadini

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Per l’ennesima volta un governo deve operare tagli dolorosi per fare quadrare i conti. Quando non si alimentano a sufficienza ricerca, istruzione e sanità è doveroso contestare, perché sono ambiti vitali anche per la crescita economica di un Paese. C’è però un modo per lenire gli effetti dei tagli alla sanità, va considerato soprattutto che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha chiesto un finanziamento di 4miliardi di euro per fare fronte ai rincari e per l’estensione di alcuni incentivi a tutti i medici. In questa breve analisi facciamo il punto della situazione e valutiamo i pro e i contro dei tagli alla sanità.

I tagli alla sanità

Il ministro Schillaci ha chiesto 4 miliardi di euro e ne riceverà meno, una cifra al momento stimata tra i 2,5 miliardi e i 3 miliardi di euro. Prima di tutto è utile sapere che i minori fondi concessi alla sanità verranno usati per ammortizzare i minori introiti provenienti dalle tasse sul reddito, che il governo vuole comprimere con la riforma fiscale. Il taglio dei fondi alla sanità è soltanto la faccia più visibile della medaglia, quella più facilmente spendibile. L’altra faccia, quella più oscura, fa però parte del gioco fatto di sprechi. Per diluire l’effetto dei tagli è opportuno contenere le spese non strettamente necessarie.

Cosa appesantisce il Sistema sanitario nazionale

Come sottolineava il quotidiano Milano Finanza lo scorso mese di maggio, una ricerca commissionata dal ministero della Salute ha evidenziato che il 20% degli accertamenti prescritti sono per lo meno azzardanti, quando non del tutto inutili. Il dato che spicca con maggiore vigore è cristallizzato dalle circa 700mila risonanze magnetiche giudicate non necessarie.

Sia chiaro: i tagli alla sanità non sono mai una buona cosa, e si tratta di una tendenza che dura da oltre un decennio e che, soltanto prendendo in esame i dati tra il 2010 e il 2020, ha comportato tagli totali per 37 miliardi di euro. Una nota oggettivamente negativa. Le conseguenze di questi tagli hanno investito tutto il sistema sanitario partendo dagli ospedali fino ai servizi territoriali.

Così come è doveroso e onesto sottolineare che i tagli alla sanità rappresentano un peso intollerabile, è opportuno sottolineare che tutti i governi che si sono succeduti hanno ridotto i fondi e questo, prima o poi, lascerà la miccia cortissima in mano a uno dei prossimi governi.

Le vittima illustri di questi tagli sono i cittadini, la sanità nel suo insieme e il personale sanitario. Combattere gli sprechi diventa un dovere di tutti perché ulteriori tagli potrebbero incrinare una macchina che, seppure sotto fortissimo stress, ha retto i carichi e le condizioni di lavoro imposte dalla pandemia, brillando in un momento storico nel quale altri sistemi sanitari sono collassati.

Per scongiurare il peggio occorre maggiore responsabilità da parte di tutti e non c’è scampo perché, dopo avere tagliato il tagliabile, ci si troverà confrontati con l’obbligo di non permettere più alcuno spreco con il rischio che, avendo i cordoni della borsa strettissimi, non vengano prescritti esami essenziali per la salute dei cittadini.

La promessa di un minore carico fiscale per i lavoratori sta per prendere una forma e può essere sorretta soltanto con maggiore responsabilità da parte di tutti e in qualsiasi ambito, sanità inclusa.

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