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Clericus Cup, in campo anche un ex nazionale Under 21 del Camerun

Michel Abè, «straniero» nella formazione dell'Istituto Polacco, militava in una squadra della serie A del paese africano, poi nel 1996 lasciò il calcio ed entrò in seminario. Sacerdote in una parrocchia della zona orientale di Roma, ora è tornato a indossare le scarpette

Le squadre di seminaristi e sacerdoti della Clericus Cup calano gli assi. Dopo la seconda giornata del campionato pontificio organizzato dal Centro sportivo italiano, le 16 compagini in gara non ci stanno a lasciarsi catalogare come «calcio parrocchiale» e mettono in campo l'artiglieria pesante. Così spunta il nome di Michel Abè, nato nel Camerun nel giugno 1972 ma ora è in forza, come «straniero», alla formazione dell'Istituto Polacco. Abèè un ex giocatore della serie A del Camerun e ha fatto parte anche della nazionale under 21 del suo paese. Dopo il triplice fischio che ha sancito la vittoria della sua squadra sul Pontificio Seminario Gallico (per 3-2) l'ex calciatore professionista ha raccontato la propria storia: «Intorno ai primi anni '90 ho militato due stagioni con la Dynamo Douala, squadra di serie A del mio paese. Giocavo soprattutto in difesa, ma l'allenatore mi utilizzava anche in altre zone del campo. Sono stato convocato nella nazionale Under 21 del Camerun». Ma qualche anno dopo gli è arrivata un'altra convocazione, quella che lui stesso ha definito «dall'Alto, e alla quale non si può dire di no». «Nel 1996 - ha aggiunto Abè - ho ricevuto la vocazione, il Signore mi ha chiamato e allora ho lasciato il calcio e sono entrato nel Seminario gestito dai Pallottini a Yaoundè. Attualmente sono sacerdote presso la parrocchia Santa Maria Madre di Misericordia al Prenestino-Labicano, quartiere nella zona orientale di Roma». Ma dal calcio professionistico, in questo caso l'ex C2 italiana, è arrivato alla Clericus Cup, ed al manto in erba sintetica dell'Oratorio San Pietro, anche Salvatore Ranieri, per alcuni anni presidente del Tivoli Calcio 1919 ed ora passato ad allenare la Pontificia Università Gregoriana. «Sono stato dirigente del Tivoli negli anni d'oro», racconta Ranieri con emozione nel ricordare i bei tempi del calcio amaranto-blu. «Erano gli anni della Serie C2, dei successi e delle salvezze conquistate con il sudore e con il cuore - dice -. Ricordo ancora la salvezza conquistata a Gela, io c'ero. Così come c'ero l'anno successivo, quando agguantammo un'altra salvezza». Ranieri si presenta ogni sabato sui campi della Petriana con la tuta amaranto-blu con la scritta Tivoli Calcio 1919, squadra che ora è precipitata nel campionato di Promozione. Ranieri aveva deciso di staccare un pò la spina, «ma di calcio ci si può ammalare e difficilmente si guarisce, ed ecco perchè ho accettato di fare l'allenatore e di guidare sulla panchina della Gregoriana.

«Senza il calcio non so stare - dice ancora Ranieri -: il richiamo del rettangolo di gioco è stato forte ed ho deciso di accettare l'invito di un amico e di imbarcarmi in questa avventura». Che però per l'ex presidente diventato allenatore non sta andando bene: sabato scorso la Gregoriana è stata travolta per 6-0 dai campioni in carica della Mater Ecclesiae in una partita valida per la seconda giornata.

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