Cronaca locale

Scritte offensive sul registro di scuola: è polemica in un liceo di Roma

"Cinesino isterico", "Tunisino piccolino", "Quello che non studia mai": sono solo alcuni degli appellativi usati sul registro dall'insegnante. Al liceo Galileo Galilei scoppia la polemica

Scritte offensive sul registro di scuola: è polemica in un liceo di Roma

È polemica in un liceo di Roma, dopo che uno dei docenti ha pensato di aggiungere sul registro dei discutibili appellativi al nome dei suoi studenti.

Già il fatto che un docente possa permettersi di usare dei nomignoli per identificare gli allievi su documenti ufficiali della scuola basta a destare un certo biasimo, ma la situazione è ben più grave, perché gli epiteti utilizzati sono risultati essere in certi casi addirittura offensivi. Si va infatti dai soprannomi legati alle origini etniche agli appellativi basati sulle caratteristiche fisiche. Fra i vari epiteti sono riportati:"cinesino isterico", "tunisino piccolino", "quello che non studia mai", "l'orso Baloo scansafatiche e polemico", e "bravo con gli occhiali". E sono solo alcuni di quelli riportati da Repubblica.

Lo scandalo è scoppiato all'istituto Galileo Galilei, sito fra i rioni di Esquilino e San Giovanni. A finire al centro della bufera è il supplente di italiano e storia, chiamato per sostituire in più classi una collega in aspettativa.

Probabilmente il supplente ha agito per ricordare i volti degli studenti, ma i suoi metodi, però, sono alquanto discutibili e non hanno giustificazioni. Quando i genitori dei ragazzi sono venuti a conoscenza della situazione si è scatenato un vero e proprio putiferio, e sono volate accuse di razzismo e di body shaming.

Il caso è naturalmente finito nell'ufficio del dirigente scolastico. Comprese le circostanze, la preside Elisabetta Giustini ha provveduto ad avviare un procedimento disciplinare per fare luce sulla vicenda.

"Ho convocato il professore, che non mi sento di difendere, davanti a dei testimoni come la vicepreside e il mio collaboratore", è quanto dichiarato dalla preside a Repubblica. "Lui ha aperto il registro davanti a me, si è difeso spiegando che sono parole utilizzate in tono scherzoso per identificare e ricordare gli studenti, avendo tante classi, per lui si tratta di termini quasi affettuosi, non si tratta di body shaming o insulti razzisti".

Malgrado si tratti di un docente molto apprezzato per il suo lavoro, il professore dovrà rispondere dei fatti, e a breve riceverà una lettera di richiamo.

Sul caso c'è grande polemica perché, mentre alcuni genitori condannano l'insegnante per il suo comportamento, altri lo difendono, affermando che a lamentarsi sono i parenti degli studenti maleducati.

"Si è sempre comportato bene e alcuni studenti maleducati non permettono lo svolgimento delle lezioni. La maggior parte dei genitori si schiera contro di lui solo per mandarlo via", spiega a Repubblica un genitore.

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