Coronavirus

Bassetti: "Ora vi spiego perché il Covid non ci potrà fare più paura..."

Come altri esimi colleghi è stato attaccato dai media. La loro colpa? Aver partecipato al convegno in Senato di Sgarbi contro il terrore alimentato dal governo

Bassetti: "Ora vi spiego perché il Covid non ci potrà fare più paura..."

Negazionista sembra la parola più in voga in questo momento, usata anche nei confronti del prof. Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova, impegnato da mesi nello studio sul coronavirus. Ben 1.500 i pazienti da lui assistiti e oltre 20 gli articoli sull’argomento. Nonostante questo, Bassetti e altri suoi colleghi, come Zangrillo, Remuzzi e Clementi, sono stati attaccati per aver preso parte all’ormai famoso convegno in Senato di Vittorio Sgarbi. La loro colpa? Andare contro il governo e il Comitato tecnico scientifico sulla pericolosità del coronavirus in Italia in questo momento. Anche Bassetti ha voluto spiegare il suo punto di vista a Libero, coma ha fatto anche Zangrillo intervistato da La Verità.

L'emergenza non c'è più

Di fronte ai numeri odierni e ai pazienti ricoverati oggi nei reparti di Terapia intensiva, Bassetti ha ribadito che l'emergenza sanitaria-ospedaliera adesso non c'è più. In questo momento in Italia ci sono gli stessi ricoverati in gravi condizioni che potrebbero esserci in un solo reparto di terapia intensiva. Tra i nuovi contagiati poi, quasi nessuno finisce in rianimazione. Sul perché pochi soggetti vengano contagiati e di questi pochissimi in forma grave, il professore ha spiegato che le ragioni sono più di una. Prima di tutto perché il virus adesso sta circolando meno rispetto a prima. Ha infatti ricordato che nel mese di marzo il 35% dei tamponi eseguiti dava esito positivo, mentre adesso è lo 0,55%. E poi il coronavirus ha perso carica virale, pensiero più volte rimarcato dall'infettivologo anche in precedenza. E proprio per questo motivo ogni volta attaccato.

Eppure, “ se prima il numero di particelle infettive di virus era di 100, adesso è di 10 o anche meno e quindi ci si difende più facilmente. In più, ora sappiamo trattare meglio questa malattia, intercettando i contagiati rapidamente e sottoponendoli alle giuste terapie. Da ultimo, è maturata una capacità dell'ospite di adattarsi al virus. Insomma, abbiamo imparato a conviverci”. Ma guai a dirlo ad alta voce, si rischia, come è avvenuto, di essere definito negazionista. Termine che ha anche irritato e non poco il professor Zangrillo. Entrambi hanno voluto sottolineare che questa parola viene solitamente attribuita a chi nega l’Olocausto, i crimini di Hitler, la persecuzione degli Ebrei e degli Armeni. Assurdo quindi rivolgerlo a chi ha lavorato in prima fila nelle corsie ospedaliere per salvare vite umane. “Non pretendo che mi dicano grazie, ma almeno che non mi insultino. E ribadisco: il mio è un ottimismo basato su dati. Piuttosto considero masochista e da matti l'atteggiamento di chi continua a fare terrorismo psicologico. Penso a un importante quotidiano italiano che dedica una dozzina di pagine al coronavirus alimentando allarmismo. Nessun altro giornale in Europa lo fa. Diamo così all'estero un'immagine dell'Italia che non corrisponde al vero, dato che siamo uno dei Paesi europei messi meglio” ha sottolineato Bassetti.

Pronto a fare le valigie se manca la libertà

Di una cosa è però sicuro: è pronto a fare le valigie e trasferirsi all’estero qualora in Italia non potesse più godere di libertà di ricerca e di opinione. E, da come stanno andando le cose in Italia, il rischio sembra purtroppo che ci sia. Attacchi e parole pesanti riguardanti il convegno sono arrivate anche da alcuni colleghi. Massimo Galli ha per esempio parlato di messaggi pericolosi divulgati da chi non ha il titolo per farlo. Ovviamente si spera che le sue parole fossero rivolte a politici e non ai medici presenti. Bassetti ha sottolineato: “Stimo troppo il prof. Galli per pensare che fosse a conoscenza della mia presenza a quel convegno. Credo che le sue frasi fossero riferite ai politici. In generale mi preoccupa una Scienza concepita sul modello Cina o Corea del Nord, in cui non c'è spazio per la pluralità delle idee. La medicina è una scienza inesatta che si regge su ipotesi diverse, non su un pensiero imposto. E poi mi sorprende che le critiche arrivino da presunti esperti che in realtà esperti non sono e si sono autobattezzati tali. Basti vedere i loro curricula: gente che finora si era occupata di zanzare, che in rianimazione non è mai entrata e che magari ha una produzione scientifica scarsissima. I loro giudizi riflettono lo scollamento di chi sta al centro rispetto ai territori dove si è combattuto il virus”.

E certo non le ha mandate a dire neanche al governo che si è preso falsi meriti. Secondo il professore infatti chi realmente si è preso in carico l’emergenza, facendo tamponi, assumendo personale sanitario e seguendo i malati anche a domicilio, sono state le regioni, in particolare quelle del Nord, duramente colpite dall’emergenza. Sul distanziamento a bordo dei treni e tutto il marasma che ne è derivato, Bassetti ha sottolineato la totale confusione del momento. In aereo sì, in treno no. Fermamente convinto che alcune decisioni spettino ai politici, come per esempio la riapertura delle scuole o la capienza dei mezzi pubblici, e non al Cts. Invece il governo preferisce passare la palla e far fare ad altri il suo lavoro.

Cosa accadrà in autunno

Bassetti ha poi commentato la decisione di Luigi Lopalco, epidemiologo coordinatore dell'emergenza in Puglia, di candidarsi con il Pd: “Non c'è niente di male che un medico faccia politica. L'importante è che non ci siano due pesi e due misure. Se Lopalco scende in campo col Pd, tutti a dire che bravo, se invece un Zangrillo dovesse candidarsi con la destra, scommetto che tutti direbbero sovranista, fascista!". Accadrebbe di sicuro. Per quanto riguarda il rischio di una seconda ondata in autunno, pari alla prima, secondo Bassetti non potrà accadere. La situazione è diversa e l’esperienza ce la siamo fatta. Adesso i focolai vengono individuati e trattati prontamente. La paura è soprattutto che con la prima influenza arrivi anche il panico. Non è detto che uno starnuto sia sintomo del Covid, ma solo di una normale sindrome influenzale. Il pericolo è che gli ospedali vengano presi d’assalto da soggetti che non distinguono le due malattie è reale. “Servirebbero perciò messaggi chiari su come comportarsi in caso di sintomi influenzali e soprattutto una comunicazione meno allarmistica”.

Dovrebbe pensare il governo a questo tipo di comunicazione? Speriamo non accada come con i treni e tutto il resto.

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